“Quando un amore finisce, uno dei due soffre. Se non soffre nessuno, non è mai iniziato. Se soffrono entrambi, non è mai finito”. Così Marilyn Monroe definiva le vicende sentimentali ed emotive connesse ad una relazione giunta al capolinea. Che quello tra Nicola Ragno ed il Potenza Calcio fosse un amore vero, sincero e passionale nessuno può permettersi di contestarlo.
Che i modi e le vicende che hanno prodotto questo finale abbiano provocato in qualcuno del dolore, neanche è opinabile. Ma possiamo parlare di una sofferenza reciproca? Per essere più chiari e parlare fuori dai denti, Potenza – intesa come città, tifoseria e società – sta soffrendo per l’addio del tecnico di Molfetta? L’impressione è che dal momento della riconferma da parte del presidente Caiata di Nicola Ragno, poco dopo la vittoria del campionato di Serie D, in pochi hanno creduto davvero che il mister avesse la “stoffa” per allenare nel calcio professionistico. Era un pensiero che circolava ma che nessuno si permetteva di esprimere a voce alta anche perché, numeri alla mano, il curriculum e le vittorie conseguite da “mister 120 punti” pretendevano e pretendono rispetto.
Poi c’era quella riconoscenza, sentimento sempre un po’ ipocrita nel mondo del calcio, che obbligava a non mettere in discussione il timoniere del Potenza della incredibile risurrezione dagli inferi e promozione in Serie C. Ci sarebbe stato tempo per i primi mugugni, tanto le occasioni per esprimere quel malcontento celato non sarebbero mancate. Infatti già dalle prime amichevoli si iniziava a sindacare la qualità del gioco, cosa che onestamente alcuni già facevano presente lo scorso anno.
L’esordio onorevole di Catanzaro aveva in parte zittito gli scettici ma poi una astinenza da gol troppo lunga, un gioco non entusiasmante – per usare un’iperbole – e le dichiarazioni del presidente Caiata (che di fatto hanno dato il ben servito a Ragno), hanno autorizzato tutti a rivendicare la loro lungimiranza nel decretare l’incompetenza di Ragno ed il suo essere inadatto al “Grande Calcio”. Si badi bene: questo articolo non vuole né prendere le difese del tecnico pugliese né, tantomeno, condannare le opinioni dei tifosi. Anche perché il sale della passione calcistica è anche questo.
Quello che si vuole provare a condividere con i lettori è una questione di opportunità. Se davvero nessuno credeva nelle qualità del mister era il caso di riconfermarlo? Se, come emergeva nell’ambiente degli addetti ai lavori, l’allenatore viveva la sua avventura con chi già sa di avere le ore contate, valeva la pena di provarci comunque?
Queste domande sono una banale provocazione considerato che con il senno di poi tutti “azzeccherebbero” le scommesse e riuscirebbero a non sbagliare mai una formazione al Fantacalcio. Con lo stesso realismo, quindi, possiamo considerare come il benservito offerto a Ragno possa essere stato prematuro. Ma, d’altro canto, non stupisce che ciò possa avvenire nel mondo del pallone, mai sensibile all’astinenza di risultati.
Ed allora la vita va avanti, gli amori finiscono e ne nascono di nuovi, pertanto auguriamo al neo arrivato Giuseppe Raffaele (nella foto insieme al presidente Caiata) di scrivere da questo punto di vista altri capitoli meravigliosi alla guida della squadra rossoblù, con il nostro più sentito in bocca al lupo.
E’ altrettanto vero, però, che per rispetto del sentimento ”amore”, dimenticare le cose belle vissute equivale a dimenticare di aver vissuto certi momenti.
Pensate a Potenza-Taranto, eravate tutti lì, in campo, con in braccio i vostri figli o stringendo le mani delle vostre compagne issando stendardi e bandire e urlando la vostra gioia e passione. Quel giorno scommetto che non lo dimenticherà nessuno e per quelle emozioni vissute bisogna essere grati a Nicola Ragno.
Ed allora chapeau mister Ragno e grazie. Certi amori possono anche finire ma resterà sempre il ricordo di quella volta, insieme, quando…