Circola da questa mattina la notizia che finalmente tornerai a calcare i campi da calcio dopo aver vinto la gara più lunga e difficile della tua carriera. Avremo modo di ripercorrere in altre occasioni come la malattia ti abbia segnato e cambiato ma, allo stesso modo, come ti abbia insegnato l’importanza degli affetti che ti hanno permesso di lottare così come facevi sul campo.
E’ vero che tornerai a indossare gli scarpini che non hai mai appeso al chiodo ma solo temporaneamente riposto nel borsone?
Sinceramente sono entusiasta all’idea di tornare ad indossare gli scarpini. Non è una cosa che accadrà nell’immediato perché avrò bisogno di un altro paio di settimane per rimettermi perfettamente in forma ed aggregarmi alla squadra.
Parliamo quindi della Vultur Rionero, come mai proprio i bianco neri di patron Grande?
Per diversi motivi. La squadra è composta da un gruppo di amici che mi hanno sempre sostenuto ed hanno voluto fortemente che riprendessi l’attività agonistica. Poi un grazie particolare devo rivolgerlo al direttore sportivo Angelo Mastroberti che conosco da tanti anni ed al quale mi lega un affetto speciale e poi ovviamente grazie al contributo indispensabile del presidente Mario Grande che ha fatto suo il desiderio dello spogliatoio e mi ha da subito dimostrato una volontà di avermi con loro e che mi ha travolto con il suo incredibile entusiasmo.
Hai deciso di ripartire dall’eccellenza, un impegno importante?
Io in cuor mio ho sempre coltivato la volontà di ricominciare a giocare, ma volevo riprendere da una sfida che mi desse stimoli particolari. Dopo tutto quello che ho passato, giocare per una squadra che compete per vincere il campionato è una sfida stimolante e Rionero è la piazza che faceva al caso mio.
Che obiettivi ti poni?
L’obiettivo reale è quello di tornare in forma il prima possibile senza bruciare le tappe. In quest’anno ho avuto un percorso difficile e dunque non posso e non voglio permettermi di bruciare le tappe.
A 10 giorni circa dal ritorno in campo cosa ti è mancato di più?
Sicuramente lo spogliatoio, il rapporto quotidiano con i compagni, però gli timoli che ti dà la partita sono unici così come il supporto dei tifosi e su questo, (ride), ero abituato molto bene.
E con questa risata che racconta una persona dal cuore gentile e con la volontà di un guerriero, questa risata di chi ha visto in faccia la paura e si è spaventato, ma allo stesso tempo l’ha saputa riconoscere per utilizzarla quale stimolo per combattere. Con la risata serena di Pierpaolo che abbiamo voluto chiudere questa breve intervista in attesa di vedergli buttare la palla in rete e di esplodere in un’esultanza che sarà allo stesso momento uno sfogo, un urlo di liberazione ed un avviso per tutti, in primi per il destino, che significa “sono tornato”! Bentornato Pierpaolo, bentornato bomber.