Ha una capacità locomotoria non indifferente. Punta l’area di rigore con movenze rapide e occhi famelici. Crea spazi, opportunità, offre soluzioni offensive rapide e multiple, nei novanta minuti e più. Indossa una potenza muscolare esplosiva, che si manifesta in tutta la sua luminosità quando la palla dal centrocampo passa nella sua zona di competenze e lui se ne impossessa con determinazione e cattiveria. Ha la rabbia di chi non conosce altro linguaggio se non quello del gol, per questo ne ha sempre fatti un bel po’. Il numero 11 che porta sulle spalle, sta ad indicare, come due frecce, la direzione che prenderà la sua corsa: fino all’ultimo centimetro disponibili di erba, prima di depositare la palla in rete. Dialoga bene con França, ed è un bel vedere per gli occhi attenti del cronista e quelli innamorati del tifoso.
Però non gli difetta la praticità. Prendete ad esempio il gol contro il Cerignola, finita 3 a 0 per i leoni rossoblù. Ottavo del secondo tempo. Rimessa con le mania all’altezza della linea di fondo del Potenza, acrobazia di Giuseppe Siclari a scavalcare il difensore pugliese, palla che arriva a França, poi un altro passaggio e l’attaccante siciliano accende il motore delle sue gambe ed inizia la corsa velocissima verso la porta. Colpo di testa a stoppare la palla, la mette ancora più in avanti dove c’è solo il portiere ad aspettarlo. Tocco da biliardo, gol. Perfetto. C’è tutta la sua interpretazione del calcio in questo gol. Forza, precisione, velocità determinazione, fame, sete, rabbia. Tutto. Lui è “fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole d’acciaio, pistone, rabbia, guerra lampo e poesia “. *
La forza sprigionata dal suo tiro è come la lava che “idda”, l’Etna, “’a Muntagna” che dà la vita con la neve e la morte con la lava, sputa dalle sue bocche. Come nei film, nelle poesie, nel vino rosso che nasce alle pendici della “Muntagna”, anche nel campo di calcio ci sono sentimenti e molte altre cose meravigliose. Su quel tappeto verde il ragazzo di Sicilia ha praterie da esplorare e sentieri nuovi da scoprire, trame di tessuti grezzi da rendere seta e sentimenti sussurrati che hanno bisogno di sbocciare.
Tutti vogliono vedere ancora un suo gol. Tutti vogliono vederlo correre come un vero leone e mettere la palla lì, dove nessuno può arrivarci. Quando sta bene, non ha né dubbi e né incertezze. Visto dal nostro punto di osservazione, il calcio verticale che gli permette di tagliare a fette il campo verde è un mix di intuizioni ed esperienza, di istinto e di memoria. Interpreta la sua parte come meglio non può, quando sta bene. Lo vedi appena scende in campo, in quella mezz’ora prima della partita, se quella sarà la sua domenica o no. Lo intuisci dallo sguardo concentrato e teso, da come si prepara mentalmente e fisicamente all’incontro con la difesa avversaria.
Quando sta bene sa fare reparto da solo, un’espressione che è tipica del calcio ma che riuscirete a comprendere bene se vi capiterà di vederlo giocare nella restante parte del campionato del Potenza calcio, relegato ancora in questa serie D ma che grida vendetta e chiede a gran voce di tornare ad essere tra i professionisti. Lì dove una città come Potenza merita di stare, per storia, tradizione, sete di futuro. E’ una strada lastricata di rischi ed opportunità, quella che resta da fare. Nella testa e nelle gambe del bomber siciliano passa buona parte di quello che sarà il destino di ogni passaggio, ogni cross, ogni dubbio, ogni intuizione. Del resto, il calcio è dubbio costante e decisione rapida, lo sanno tutti. Ha spalle grandi e fisico imponente, saprà reggere il peso della responsabilità e del tempo che resta ancora da giocare. A pochi minuti dal fischio di inizio di questo lungo secondo tempo, tra sogni nudi e crudi ed ambizioni roventi, serviranno tutta la sua energia ed il suo coraggio per chiudere al meglio questa stagione. Running against the grain. Running through the rain. **
*(“I muscoli del capitano”, F. DE Gregori)
**(“Running against the grain. “ F. Battiato)