Con il quesito posto con il referendum ammesso dalla Corte Costituzionale si chiede di abrogare la misura contenuta nel decreto Sblocca Italia secondo cui i giacimenti già in concessione possono essere sfruttati fino al loro esaurimento, cioè ad oltranza.
A proporlo sono stati i consigli regionali di Basilicata (capofila), Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.
“Di un’altra vittoria delle Regioni, degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini, della leale collaborazione tra istituzioni delle Repubblica” parla il presidente del Consiglio regionale di Basilicata, Piero Lacorazza, secondo il quale “non c’è uno Stato centrale che ama l’Italia e un territorio che la odia.

Piero Lacorazza, presidente Consiglio regionale Basilicata
Piero Lacorazza, presidente Consiglio regionale Basilicata

L’interesse strategico di un Paese, con lealtà e trasparenza lo si costituisce insieme. Dopo il il dietrofront del Governo e del Parlamento che, per effetto dei tre quesiti referendari, hanno già modificato parte delle scelte contenute nella legge Sblocca Italia, la decisione della Suprema Corte di ammettere il sesto quesito è un altro passo avanti molto importante. Non è finita  – conclude Lacorazza – poiché riteniamo che vada messo un punto fermo: ripristinare il Piano della aree per la ricerca e la estrazione ma soprattutto definire una nuova strategia energetica nazionale”.
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Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, accolta positivamente da Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club italiano e WWF, le associazioni ambintaliste chiedono nuovamente al Governo di rigettare in maniera definitiva tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani”.
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La decisione della Corte Costituzionale – si legge in una nota di Legambiente – chiarisce come quanto disposto con gli emendamenti alla legge di Stabilità lo scorso dicembre, benché segni un dietro front radicale (e positivo) del governo, non risolva – sulla questione della fascia marina off limits – il conflitto sollevato dalle Regioni contro la strategia fossile del governo Renzi.
“Ci aspettiamo adesso – afferma Legambiente Basilicata – che il referendum, frutto anche di una mobilitazione di movimenti, associazioni e cittadini, sia l’occasione per la Basilicata di uscire al più presto dall’avventura fossile,  inchiodando finalmente la classe politica lucana a schierarsi sul futuro energetico della nostra regione”.