Poche le certezze: la campagna elettorale finirà tra qualche giorno, lunedì sapremo chi sarà il nuovo presidente della Regione Basilicata e conosceremo il nuovo volto del Consiglio regionale. Altra cosa certa è che, dopo tutto questo poco entusiasmante rumore, resteranno ancora la Basilicata, i suoi problemi, le sue difficoltà, i suoi numerosi pregi, la sua straordinaria forza. Della sua bellezza non ne parliamo, è talmente inossidabile che nemmeno le sterili polemiche la scalfiscono. E resteremo anche noi lucani, popolo fiero e resistente, con i nostri occhi buoni e le mani gonfie di fatica. A questa terra abbiamo legato il nostro nome, il nostro destino, le nostre speranze, i sogni, le ambizioni altissime, gli ideali ed i valori che ci tengono con i piedi per terra, come radici. Perché la Basilicata è la terra che ci ha dato tanto, che raccontiamo con onore e rispetto e che vogliamo continuare a tutelare, a proteggere, a far crescere. Con amore. Con passioni. Con leggerezza. Con un respiro più profondo ed un pensiero lungo.
Non ci siamo mai arresi al disfattismo di chi voleva distruggere i grandi progressi che abbiamo conseguito, così come abbiamo alzato la testa ogni volta che qualcuno aveva scelto la nostra terra come pattumiera delle scorie nucleari.
Ci siamo ribellati ed abbiamo vinto, perché noi lucani siamo fatti così: non accettiamo più l’idea che la geografia sia un destino inconfutabile, per questo lavoriamo ogni giorno per costruire un futuro degno delle nostre speranze, delle nostre ambizioni. La Basilicata resterà, anche quando tutti i candidati avranno esaurito la loro propaganda e molti, la maggior parte, torneranno alla loro vita di tutti i giorni. Ma è alla Basilicata che resta che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo, a cui dobbiamo dedicare il nostro impegno e le nostre attenzioni.
Una nota positiva di questa campagna elettorale c’è ed è sicuramente l’aver dato un nuovo volto alla politica. I quattro candidati alla presidenza rappresentano un’autentica novità per il panorama politico, un rinnovamento reale e necessario, richiesto a gran voce da più parti, e dal quale ci aspettiamo molto. Perché il cambiamento predicato ha bisogno di pratica, di sostanza, di azioni incisive, e non solo di nomi nuovi. Il cambiamento ha bisogno innanzitutto di meriti e metodi, poi di una buona narrazione, che non è fatta di post sui social network, ma di parole nuove e di visioni differenti.
Ma è mancata la visione più larga, un’ambizione di futuro più grande e che coinvolgesse tutti, non solo i destini personali. La politica identitaria ha già prodotto risultati devastanti, come ad esempio la Brexit, le politiche di Trump in America, lo scontro corrosivo tra cittadini a cui assistiamo quotidianamente anche in Italia. L’alternativa, scontata ma non banale, è la politica del “noi”, delle comunità, degli spazi più grandi, dei tanti e non dei pochi. Per i tanti e non per i pochi.
Queste elezioni lucane ci diranno molto anche su che società siamo diventati, su quali valori e su quali idee stiamo fondando il nostro futuro, su quali certezze e su quali paure stiamo identificando le nostre esistenze. Perché sarà il nostro voto, e non la propaganda, a determinare il destino di questa terra.
Ancora una volta, come sempre, democraticamente.