Ce la faremo? Rispondo: certissimamente, purché lo vogliamo. Con fermezza, con tenacia, con solidarietà. È inutile che una categoria voglia sopraffare l’altra per arrivare al traguardo. O tutti o nessuno. Ci vuole disciplina, solidarietà ed onestà.

Nelle parole di Alcide De Gasperi possiamo trovare l’indicazione giusta per la ripartenza della Basilicata, che ha iniziato questa Fase 2 con un bassissimo numero di contagi ed un alto numero di disoccupati, cassaintegrati e nuovi indivisibili. Tra le inevitabili conseguenze della pandemia c’è anche una crisi economica senza precedenti che nei prossimi mesi farà sentire tutto il suo peso. Inutile nasconderlo: sarà una strage di posti di lavoro e di aziende che saranno costrette a chiudere perché non più capaci di stare sul mercato. Nonostante gli interventi statali, ingenti ma eccessivamente ritardatari, il quadro economico che ci troveremo ad affrontare fa tremare i polsi e mette paura. Come in ogni crisi i deboli saranno spazzati via ed i forti lo saranno maggiormente. Ma ci sarà anche chi ne approfitterà per speculare, per trarne vantaggio magari proprio da questo intervento pubblico e sulla pelle dei propri dipendenti. Vedremo come progredirà davvero la situazione, ma al momento non è difficile prevedere come si evolveranno alcuni aspetti di questa grande depressione. Ma è altresì evidente un altro aspetto, che riguarda la capacità di saper anticipare il futuro: chi nelle intraprese ha da sempre scommesso sul futuro, sul digitale e sul capitale umano oggi saprà affrontare la tempesta con più forza e determinazione. Gli altri, abituati a certe pratiche di corto respiro e a campare di continui espedienti, con il cappello sempre in mano ad omaggiare il potente di turno, vivranno un periodo di estrema difficoltà.

Il Re è nudo.

Il tempo che si apre può diventare un’opportunità vera per chi saprà mettersi in gioco e per chi si staccherà definitivamente dalle ragnatele della conservazione e dell’inerzia. Carlo Bonomi, nuovo presidente di Confindustria, pone l’attenzione su tre temi strategici sui quali poggiare le basi per il futuro, che vanno bene anche per la Basilicata: innovazione, capitale umano e ambiente. Ma da anche un’indicazione molto importante che vale la pena riportare: “l’obiettivo deve essere uno Stato equilibrato nelle competenze, non antagoniste tra centro e autonomie; con un fisco che sia leva di crescita, non ostacolo al suo procedere; con un welfare concentrato davvero su chi ha meno e su giovani, donne e famiglie, lavoratori a minor reddito e quelli da riorientare al lavoro. Proprio quei soggetti lasciati ai margini da una spesa sociale complessiva, che è sì sulla media europea, ma terribilmente squilibrata da molti punti di Pil in più destinati alla previdenza. Riforme di questa portata vanno inquadrate in un credibile programma di riduzione strutturale del maxi debito pubblico italiano, che ha continuato e continuerà a renderci il Paese Ue più esposto ai venti di ogni crisi. Ma di questo la politica italiana continua a non volerne sentir parlare”.

Ecco, il tema delle classi dirigenti non è più rinviabile. Quale politica oggi serve per gestire questa fase? Passata l’emergenza, che tutto e tutti teneva in silenzio, possiamo ancora accettare superficialità, arroganza ed impreparazione da parte dei nostri politici? Sia chiaro, non tutti lo sono, ma non è più accettabile che nelle nostre amministrazioni, a più livelli, ci siano paludi di incompetenza senza alcuna visione o interesse per il futuro. Il Re si è mostrato nudo anche per la politica e questo, oramai, lo abbiamo visto tutti. Al netto di scivoloni e battute fuori luogo, o di improbabili e carnevalesche cacce ai “nemici della Basilicata”, è chiaro a tutti che il tempo della propaganda da perenna campagna elettorale non ha più senso e nemmeno presa. Il cambiamento è come l’attimo, sfuggente. Lo sanno bene i sindaci che hanno affrontato il cuore dell’emergenza sanitaria a mani nude. Lo sanno bene medici ed infermieri. Lo sanno bene le donne e gli uomini che non hanno mai smesso di lavorare per garantire servizi ai cittadini. Lo sanno bene i professionisti che hanno riaperto con mille paure e senza tutele.

Quello che serve è una classe dirigente solida, che superi l’adolescenza dell’autogestione scolastica e inizia comportarsi  da adulta, assumendosi responsabilità e l’onore del governo. Serve una politica che non abbia paura di decidere, che guardi con più attenzioni ai numeri dell’Istat e non a quelli dei sondaggi. Il dibattito al quale assistiamo da mesi tra consiglieri regionali, spesso membri dello stesso partito, o tra i consiglieri comunali, come quelli di Potenza, ci fa inevitabilmente abbassare l’asticella della qualità delle nostre classi dirigenti. Non tutti, certo, ma più di qualcuno si sta rendendo protagonista in negativo. Anche le proposte messe in campo, la visione di comunità futura e l’idea di Basilicata che certa politica propone ai cittadini hanno un respiro talmente corto che rischiano di fermarsi dopo soli quattro passi.  La complessità non si governa con l’improvvisazione e nemmeno con la banalizzazione.

L’invito è allora rivolto alle donne e agli uomini di buona volontà della politica lucana, a mettere da parte le beghe di bottega (o di paese) e ad isolare chi non è in grado di affrontare questo tempo con serietà e responsabilità. I cittadini lucani che hanno dimostrato molta accortezza nella gestione della Fase 1, meritano una classe dirigente in grado di portarli fuori dalle secche e dal cono d’ombra nel quale, pericolosamente, qualcuno vuole riposizionarli. Esiste un post Matera 2019? C’è una strategia di rilancio del brand “Basilicata” che vada oltre la propaganda con tanto di invito, un po’ miope, ad una specie di autarchia alimentare? O dobbiamo affidarci al caso e alle iniziative spontanee, ma sempre le stesse, di qualche improvvisato animatore territoriale? La sfida non è più il cambiamento alla guida delle istituzioni – i cicli della politica finiscono ormai molto prima di iniziare -ma la sopravvivenza della Basilicata stessa.

Il sentiero è stretto, ignoto ma va affrontato. Con disciplina e coraggio, come solo noi lucani sappiamo fare.