Domenica 30 maggio 2021 – Si chiama Michele Di Dio, ha 43 anni, una compagna, una figlia di 7 anni e un avviato studio di commercialista a Milano. Qui lo conoscono tutti, figlio dell’ex tenente della Polizia urbana, Armando. Egli, del resto, non ha mai reciso i suoi legami con la città jonica in cui trascorre ogni estate. Pur negli anni bui dell’arresto, 9 mesi in carcere e 3 ai domiciliari, e dello scontro giudiziario. Già, Michele ha una vicenda travagliata alle spalle. Ieri, però, la Corte di cassazione, riunitasi per la terza volta sul suo caso e su quello analogo di altri due suoi colleghi, lo ha assolto con formula piena da ogni accusa.
La bufera si scatenò il 27 gennaio del 2012. Nella notte l’arresto. Egli, maresciallo capo della Guardia di Finanza, fu fermato con l’accusa infamante di essere al soldo di un clan di ‘ndrangheta.
Michele, con altri suoi colleghi, avrebbe coperto i traffici nelle sale giochi, con le slot machines, della malavita organizzata trasferitasi dalla Calabria in Lombardia. Avrebbe preso, secondo l’accusa, 40 mila euro al mese per il suo “tradimento” nei confronti di quello Stato a cui aveva giurato fedeltà. Cascò il mondo addosso all’allora 34enne finanziere di Policoro. Le accuse rimbalzarono dalla Lombardia alla Basilicata. Una gogna mediatica senza fine durata sino a ieri. Ma egli si è sempre professato innocente.
Ventiquattro ore fa l’annullamento della sentenza di condanna di secondo grado per non aver commesso il fatto. Una restituzione di onorabilità che non può ripagare, però, tutto quel che il nostro corregionale ha subito.
La sua vicenda giudiziaria, infatti, ha avuto varie puntate: una prima assoluzione, il ricorso della Procura, tre sentenze di secondo grado, con una condanna a 3 anni e 9 mesi, tre sentenze della Cassazione. Sino all’ultima, quella risolutiva. Michele, fiducioso, ha rinunciato alla prescrizione proprio perchè credeva fermamente che la sua innocenza sarebbe stata riconosciuta. Anche se 9 mesi di carcere e 3 ai domiciliari non si potranno mai dimenticare. I più brutti mesi della vita di Michele. Sentirsi sporco senza aver commesso nulla. Avere vergogna per cose che non hai fatto. Salvo a Policoro. Qui la solidarietà nei suoi confronti è stata sempre tanta.
Quest’estate ritornerà con la sua compagna e la sua bambina di 7 anni. A testa alta. Del resto quelli che lo conoscevano sono stati sempre dalla sua parte. Michele non è piu finanziere da due anni. Oggi ha il suo studio di commercialista a Milano, iscritto all’albo da 2 anni e mezzo. Ma su internet circolano ancora gli articoli dell’arresto del 27 gennaio 2012, con titoloni. Un trafiletto all’assoluzione.
Noi, invece, vogliamo restituire, con questo articolo, anche da parte nostra, onore e dignità all’ ex maresciallo capo della Guardia di finanza, di Policoro.
Fonte: Filippo Mele