Dettagliata e puntuale l’analisi che la Direzione Nazionale Antimafia fa della situazione in Basilicata, regione che, sebbene non interessata all’interno da grosse organizzazioni malavitose, potrebbe richiamare l’attenzione di clan delle regioni limitrofe che potrebbero essere interessati dall’evoluzione economica sempre più fiorente soprattutto nel Metapontino in settori quali il turismo e l’agricoltura e per le iniziative legate a Matera Città della Cultura 2019.
Sarebbe grave che ciò venisse sottovalutato per “quella mentalità, diffusa in qualche misura anche nelle istituzioni, che – si legge nella relazione – tende a sminuire alcune manifestazioni criminali, ricorrendo al consolatorio paragone con altre realtà criminali”.
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Questo atteggiamento viene definito dalla Dna nazionale “miope rispetto alle possibili conseguenze di una sottovalutazione di taluni fenomeni rispetto alla  crescita criminale del territorio”.
Soprattutto nel Metapontino, le indagini svolte confermerrebbero infatti il tentativo della ‘ndrangheta calabrese di mettere mano sull’attività economica della zona.
Perchè l’analisi di questi fenomeni possa essere corretto – è l’indicazione che giunge dalla Direzione Nazionale Antimafia – è necessaria “una trattazione differenziata” per le specificità delle diverse aree della regione e per la diversa lettura che dei casi di criminalità fanno le Procure territoriali, il rapporto delle quali è stato a volte conflittuale, come confermato dalla relazione che il Procuratore della Repubblica di Potenza ha inviato alla Dna nazionale.
Vediamo nei dettagli cosa emerge dalla  dalla relazione della Direzione nazionale antimafia presentata a Roma dal procuratore Franco Roberti e dal presidente della Commissione Bicamerale Antimafia, Rosy Bindi.
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Area Materana
Gli storici sodalizi (Scarcia, Mitidieri, Lopatriello, Zito, D’Elia) – si legge nella relazione – hanno perso forza e operatività. Gli unici reati che suscitano allarme sociale sono i numerosi reati contro il patrimonio ai danni di commercianti e abitazioni private da parte di gruppi criminali pugliesi.
“Inquietanti e non ancora decifrabili” appaiono invece i gravi episodi di intimidazione e danneggiamento ai danni di aziende che esercitano attività commerciali e produtive. Secondo la Dda, “l’attività investigativa frammentaria e parcellizzata dei singoli episodi non ha giovato ad una lettura unitaria che comunque la Dda sta cercando di fare”.
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Area Potentina
Nella relazione della DDA nazionale si parla di “una stabile geografia criminale, espressa dai clan storici (Cossidente, Riviezzi, Martorano, Cassotta, Di Muro), ormai depotenziati a causa della perdurante carcerazione dei capi, nonchè della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria da parte di alcuni di loro”.
Sebbene i gruppi siano stati debellati, non bisogna comunque incorrere nell’errore di ritenere che il fenomeno sia stato del tutto sgominato.
Circa le zone di influenza, la relazione della DDA nazionale indica questa situazione.
– nel Potentino resta attivo il clan Martorano-Stefanutti, con diramazioni operative nel Centro Italia;
nella zona Rapolla, Rionero, Venosa, il gruppo che fa capo a Riccardo Martucci;
– nel Vulture-Melfese sono presenti alcuni esponenti del clan Cassotta, storicamente contrapposto al clan Di Muro ex Delli Gatti;
– nella zona di Pignola, rimane attivo il gruppo criminale Riviezzi.
La sensibilità e la tempestività sempre dimostrata dalla DDA di Potenza – si precisa nella relazione – è riuscita comunque a contenere il tentativo dei clan di tornare ad espandersi.
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Grande attenzione e sensibilità viene riconosciuta dalla DDA nazionale anche all’attività investigativa a tutela dell’ambiente, soprattutto in rapporto all’intensa attività estrattiva,  e per monitorare episodi che potrebbero danneggiarlo e che sono motivo di preoccupazione per le popolazioni locali.