Con una nota sul suo profilo Fecebook, il consigliere regionale Piero Lacorazza, rende pubblica la notizia del giudizio della Corte dei Conti che ha deciso per la sua restituzione di 1.368,95 alla Provincia di Potenza poiché non avrebbe giudicato sufficienti alcune motivazioni per rimborsi spese di rappresentanza ricevuti e relativi al 2009.
Inizialmente il Pubblico Ministero Contabile aveva quantificato in 15.823,46 euro la somma da restituire. Con la sentenza n.5 del 7 febbraio 2017, invece, la Corte dei Conti li ha ridotti a circa l’8% (€1.368,25).
“In ogni caso, – afferma Lacorazza – sebbene il valore economico oggi richiestomi sia molto inferiore ai costi della difesa che dovrò sostenere, farò, comunque, ricorso alla sentenza. E spiega i motivi:
- parliamo di rimborsi, cioè di spese di rappresentanza regolarmente da me sostenute che solo a seguito di verifica degli uffici (ben due!) mi sono state rimborsate. A tal fine ho presentato alla Corte specifiche annotazioni degli incontri e delle iniziative presso la Provincia per la maggior parte corredate da articoli di giornale; tra gli esempi c’è l’ospitalità del direttore nazionale di Tecla, associazione nazionale degli enti locali oppure l’ospitalità di un professore dell’Università di Firenze con cui abbiamo promosso successivamente una iniziativa nazionale anche in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata, come dimostrato nella memoria presentata;
- la quasi totalità dei rimborsi spesa residui che la Corte non ha ritenuto ammissibili non erano neanche rimborsi effettuati direttamente al sottoscritto poiché facevano parte di un modesto fondo gestito dalla mia segreteria per piccole spese di rappresentanza per l’ospitalità nella sede della Provincia: oltre 1000 persone ricevute (oltre 200 pagine allegate nei documenti di difesa), tra cui autorità civili, religiose, militari, scolastiche, etc.;
- la Corte non ha ritenuto di esprimersi o di effettuare compensazioni relativamente a circa 4.000 euro a cui ho rinunciato (solo nel periodo oggetto di contestazioni), avendone pieno diritto, per missioni istituzionali, tutte minuziosamente documentate negli atti, nel rispetto del decreto Ministeriale del 12 febbraio 2009.
Il decreto prevedeva che oltre ai rimborsi delle spese sostenute e documentate, tutte verificate dagli uffici, avrei avuto diritto anche ad un rimborso forfettario a cui ho sempre rinunciato: circa 4.000 euro, molto oltre i 1.368,95 euro oggi contestatimi.