Mercoledì 8 febbraio 2022 – Liliana Guarino, Consigliera di Parità della Provincia di Potenza, interviene con la nota che pubblichiamo sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto amministratori, funzionari pubblici, membri delle forze dell’ordine (VEDI), che ha fatto emergere un vergognoso accanimento nei confronti della Sindaca di Ruoti, Annalisa Scalise (foto di copertina).

“Le indagini riguardanti specifiche attività definite delittuose che hanno portato all’arresto di consiglieri comunali e funzionari pubblici corrotti, hanno fatto emergere – scrive la Consigliera di Parità della Provincia di Potenza – la bruttissima vicenda di stalking consumata ai danni della Sindaca di Ruoti Anna Maria Scalise, in primis, e di altri consiglieri di maggioranza.
Esprimo a tutti, ma alla Sindaca Scalise in particolare, la mia profonda vicinanza per la tenacia e il coraggio dimostrato nel non lasciarsi intimorire e nel non demordere dinanzi a siffatti atteggiamenti vessatori e persecutori.
Un tempo per liberarsi di donne ritenute ormai non più utili ad un progetto iniziale, dopo averle sfruttate, bastava descriverle come “nevrasteniche e squilibrate” e farle internare.
Si può dire che dopo tante battaglie ciò non accade forse più, tuttavia il potere in mani ancora maschili si attrezza con modalità più nuove e più attuali, ma altrettanto screditanti per riproporre una storia di ostilità nei confronti delle donne che in fin dei conti non cambia. Quando occorre eliminare qualcuno non più funzionale ad un bieco progetto di convenienza, si procede senza scrupoli e, se si tratta di una donna, competente e determinata a non farsi sopraffare, si può ricorrere a tutti i metodi, ivi compresi, quelli della diffamazione, del pettegolezzo cattivo e calunnioso, delle minacce, dello stalking.
E’ molto più facile per un uomo generare chiacchiericcio offensivo sulla onorabilità di una donna che per la stessa far comprendere la disonestà di comportamenti perpetrati ai danni di una comunità che vive di clientele e raccomandazioni.
Occorre rivolgersi alla legge, sporgere denunce per dare segnali di cambiamento e fare in modo che si ripristini la verità e si svelino le trame occulte di un potere che vuole ancora alimentare dinamiche medioevale di sottomissione e prepotenza, cosicché luoghi e procedure gestite sempre da uomini cominciano ad essere messe in discussione da un nuovo modo di fare politica, quella bella, quella delle donne che non cedono alle consuetudini, agli accordi beceri, alla cultura della sopraffazione, in un Sud che potrà uscire dalla sua condizione di arretratezza solo se cambia la cultura del calpestare le regole.
Questa regione è troppo malata di maschilismo, vive di astio e di rancori trasversali.
E’ dalle donne che bisogna ripartire per smuovere le coscienze, per diffondere una cultura rispettosa della dignità delle persone, della qualità della vita, di una società civile attenta, partecipativa, solidale per scrivere una pagina di storia nuova, se ne avverte troppo il bisogno”.