“Come noto, l’informazione la fanno i giornalisti e non le parti interessate ad una qualsiasi vicenda. Chi sostiene che vi sia stata disinformazione, se giornalista, deve chiederlo a sè stesso e fare autocritica ovvero chiederlo ai colleghi ritenuti responsabili indicando, ovviamente, nomi e cognomi”.
“Quanto ai depistaggi, chi lo sostiene ne deve fornire gli elementi e le generalità dei responsabili affinché l’Autorità giudiziaria proceda nei loro confronti. Se ciò non viene fatto, la Procura della Repubblica di Potenza deve procedere penalmente nei confronti di quanti, nel corso di indagini ancora aperte e non concluse, si divertono con illazioni e propalazione di notizie false e tendenziose violando il segreto istruttorio”, ha continuato il legale di Di Lauro.
“Se veramente non si vuole “inquinare” la verità, chi sa deve parlare non sui giornali, ma chiedere audizione ai PM titolari del fascicolo e riferire quello che sa. Diversamente, proprio per rispetto ad Anna, per evitare di condizionare le attività investigative in corso, si ha il dovere di tacere. In alcuni casi, come questo di cui si discute, non si esprimono opinioni, ma si indicano, per dovere civico, fatti e non chiacchiere”.
Conclude l’avvocato Pinto: “l’esigenza dell’approfondimento del Prof. Introna, condiviso da tutte le parti, ha proprio la finalità di porre fine ad ogni possibile e fuorviante strumentalizzazione, come a volte verificatosi”.