Caro Giulio,
oggi sono passati tre anni da quel maledetto 25 gennaio 2016, ma non è emersa ancora nessuna verità.
Purtroppo negli ultimi tempi la tua memoria sembra venga offuscata da scelte politiche poco condivisibili ma la lotta per la verità non si ferma. Ti sei perso qualche passaggio, tipo il nuovo governo giallo-verde che ha deciso di normalizzare i rapporti diplomatici con l’Egitto. Nel suo primo viaggio all’estero come Ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio affermava di aver avuto proficui scambi con al-Sisi tanto che questo abbia rivendicato il tuo nome, Giulio, definendoti “uno di loro”. Di Maio non aveva capito che al-Sisi così facendo si stava appropriando dello slogan che i suoi oppositori – fra le strade de Il Cairo, sui muri e nelle prigioni egiziane – ti avevano dedicato Giulio, perché sei un europeo ucciso come un egiziano qualsiasi, privato normalmente della propria dignità.
E Salvini? Eri ancora vivo, Giulio, quando cominciava a girare l’Italia con un rinnovato spirito nazionalista. Aveva già abbandonato l’idea della secessione nel 2016 e i suoi nuovi obiettivi politici sono diventati i migranti. E allora il suo slogan più famoso che sicuramente avrai sentito: “Prima gli italiani”. E allora tu? Non sei forse anche tu italiano? Forse sei un italiano di serie B?
Sembri essere così italiano di serie B che Salvini non troppo tempo fa ha detto alla tua famiglia, caro Giulio, che capiva le loro richieste ma che per l’Italia avere buoni rapporti con l’Egitto era troppo, troppo importante. E quindi questo governo ti accantona Giulio, come se nulla fosse successo.
Giulio mi dispiace terribilmente, ma sembra non esserci spazio per te nell’agenda politica di questo governo. Da italiano me ne vergogno profondamente ma io, semplice cittadino, posso solo continuare a ricordarti come farò stasera, a Montecitorio, e a lottare affinché la smetta questo governo di fare orecchie da mercante. Per Salvini l’Egitto è troppo importante nello scenario delle politiche migratorie, perché ha grandissima influenza sulla Libia e perché con al-Sisi stesso ha programmato un piano di contrasto all’immigrazione fornendo alla guardia costiera libica i mezzi per fermare gli sbarchi anche con la violenza, senza pensare ai campi profughi in Libia dove i migranti vengono brutalmente torturati, proprio come è successo a te Giulio.
Pensa che Lega e Fratelli d’Italia vogliono addirittura eliminare il reato di tortura, una battaglia portata avanti con coraggio – ma anche con estremo ritardo – nella scorsa legislatura. Come se a te non fosse accaduto nulla, perché è facile fare i forti con i deboli.
Se la tua vicenda fosse accaduta oggi, Giulio, sappi che non avresti trovato lo stesso clima del 2016. Tempo fa una volontaria – Silvia – rapita in Kenya veniva massacrata dall’opinione pubblica perché invece di aiutare i poveri italiani aiutava i poveri africani. Qualcuno scriveva che era andata a cercarsela. Magari avrebbero inveito anche contro di te, ti avrebbero accusato di essere troppo aperto al mondo, che i tuoi studi sui sindacati indipendenti degli ambulanti egiziani è una roba da comunisti.
Noi, nonostante questo clima culturale e politico da ventennio, decidiamo di non rassegnarci. Siamo sempre qui, al fianco dei tuoi genitori e dei tuoi amici, al fianco di Amnesty e delle associazioni. Noi ci siamo e ci saremo sempre.
Vogliamo verità, per te, ma anche per noi.
Verità per Giulio Regeni.