“Hanno utilizzato il trasporto pubblico per giustificare il dissesto e gettare fango e discredito su una intera classe dirigente. I giudici hanno detto ben altro, un grazie a loro per l’onestà intellettuale e per la precisione e profondità di analisi con cui hanno valutato l’intera vicenda. La giustizia italiana merita fiducia”.
E’ quanto ha dichiarato l’ex sindaco di Potenza, oggi consigliere regionale, Vito Santarsiero, all’indomani della sentenza della Corte dei Conti di assoluzione sua e di altre 20 persone tra ex amministratori e dirigenti (erano accusati di danno erariale nella gestione del trasporto pubblico affidato al Cotrab – n.d.r.).
Sulla vicenda interviente Luciano Petrullo, Portavoce cittadino Fratelli d’Italia Potenza, che fa alcune precisazioni.
“La sentenza della Corte dei Conti ha stabilito che le vicende degli affidamenti del servizio dei trasporti alla Cotrab non causarono danni all’erario. Nella valutazione dell’ultima voce di danno supposta dalla Procura contabile, addirittura, si sono ritenuti non confrontabili i contratti Cotrab e Trotta, perché, sebbene il secondo costi di meno, prevede un servizio qualitativamente e quantitativamente diverso e, quindi, che non consente raffronti.
A dispetto di chi la pensa diversamente, – afferma Petrullo – le sentenze vanno sì accettate, ma possono anche essere discusse, perché frutto della mente umana, per questo solo motivo fallibili. E quindi che se ne discuta.
Quello che non può essere fatta, però, è una interpretazione della sentenza in termini politici.
Sovrapporre la questione trasporti alla dichiarazione di dissesto, quasi che quest’ultimo sia dipeso dai contratti e dalle proroghe del contratto sui trasporti direttamente ed esclusivamente, può comportare – sostiene Petrullo – una infedele strumentalizzazione dei fatti.
In altri termini, – precisa – il dissesto non fu provocato da una spesa derivante da un supposto illegittimo aumento dei costi dei trasporti, ma dal complesso dei costi che il Comune aveva assunto in generale senza aver modo di sopportarli.
Sono cioè due cose ben diverse e non sovrapponibili.
La scelta, piuttosto ampiamente condivisa, di dichiarare il dissesto, quindi, assume – afferma Petrullo – i connotati di una scelta obbligata e tecnica, anche se una scelta, questa sì politica, avrebbe potuto consentire di aumentare il numero dei cerotti a un bilancio non più sostenibile, con le conseguenze che ne sarebbero potute derivare, presumibilmente dolorose, forse anche più di quelle causate dal dissesto.
Ma buona fede vuole che si guardi avanti, senza tentativi di travisamenti dei fatti storici. Ognuno è responsabile degli atti che compie e delle convinzioni che esprime.
Rimane, però, lo sconcerto – conclude Petrullo – per un servizio che, comunque lo si moduli, non funziona; qualsiasi cifra costi, è scadente; qualsiasi sia il chilometraggio previsto, fa pena.
Emerge, chiara, la inettitudine generale a curare i beni e i servizi pubblici. E questo fa molto male”.