Giovedì 12 giugno 2025 – “Dopo l’ennesimo infortunio grave nella nostra regione, è il momento di dire basta con forza e chiarezza”.
Lo afferma il segretario regionale della Uil Basilicata, Vincenzo Tortorelli, a nome delle tante lavoratrici e lavoratori che ogni giorno rischiano la vita.
“Serve un cambiamento strutturale: più controlli, più formazione, più responsabilità.
Il lavoro – prosegue Tortorelli – non può continuare a essere una trappola di dolore.
Nessuno deve uscire di casa per lavorare e non farvi ritorno”.

Sulla mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro interviene anche la Uilm Basilicata
“Il 2025 si è aperto in continuità con il 2024. Una piccola regione come la nostra, la Basilicata, continua a fare i conti con un tema che dovrebbe essere centrale: la sicurezza sul lavoro. E invece, resta ancora uno dei problemi più gravi e irrisolti.
La nostra terra ha pagato, e continua a pagare, un prezzo altissimo in termini di vite spezzate: morti nei luoghi di lavoro, infortuni nel tragitto casa-lavoro, malattie professionali spesso sottovalutate, quando non apertamente negate.
Ancora oggi, quando si chiede all’INPS di accertare il nesso tra il lavoro svolto e una malattia contratta, quella richiesta viene vista da troppe aziende come un affronto. Senza parlare della questione delle attività usuranti !
Tutti, istituzioni, imprese, sindacati, lavoratori, – prosegue la nota della Uilm – dovremmo mettere al primo posto il valore della vita. Solo con questo spirito possiamo affrontare e vincere una sfida tanto grande quanto urgente. Ma la realtà quotidiana è ben diversa.
Nelle fabbriche si vive un altro mondo: si parla di tavoli permanenti, di proposte, di documenti… ma la cultura anche aziendale resta ferma.
Il Documento di Valutazione dei Rischi, ad esempio – che dovrebbe essere la base della prevenzione – nella maggior parte dei casi non viene condiviso nella sua elaborazione con i rappresentanti dei lavoratori. In alcuni casi si fatica persino ad averne una copia o anche solo a visionarlo senza condizionamenti.
Di cosa stiamo parlando, allora? Se non si parte da qui – dalla trasparenza, dal rispetto delle regole, dal riconoscimento del ruolo del sindacato nella tutela della sicurezza – tutto il resto è solo retorica.
Ogni giorno in Basilicata – denuncia la Uilm – affrontiamo una lunga serie di emergenze: strade fatiscenti, aree industriali abbandonate, mancanza di servizi sanitari adeguati… Siamo arrivati addirittura a “litigare” sull’allocazione del servizio 118 nella zona industriale di Viggiano/Grumento. La “strada della morte” di Melfi è ancora lì. L’area industriale di Melfi è addormentata nell’oblio. Le rotonde mancanti dell’area industriale di Viggiano/ Grumento ancora non ci sono. L’area industriale di Tito è solo un altro simbolo di degrado.
Non è solo una questione tecnica. È una questione culturale. Ancora oggi, chi alza la voce per chiedere sicurezza viene visto come un disturbatore, un problema, un rischio per la stabilità. E chi denuncia qualcosa si trova spesso costretto a scegliere tra il diritto alla sicurezza e la paura di perdere il lavoro.
Noi continuiamo a dire basta. Non servono tavoli vuoti. Serve la responsabilità di ciascuno di noi.
E soprattutto, serve mettere la vita delle persone prima di ogni altra cosa.
Pensiamo a Raffaele, lavoratore e padre, coinvolto in un grave infortunio in itinere. Pensiamo a Ferdinando, vittima di un infortunio atroce in fabbrica. E pensiamo a tutte le storie che restano nel silenzio.
Noi, come UILM, – conclude la nota – continueremo a denunciare. Continueremo a pretendere rispetto. Continueremo a lottare, mettendo al centro della nostra azione il valore della vita.