Domenica 1 giugno 2025 – Da Potenza il segretario generale nazionale della Cgil Maurizio Landini ha lanciato l’appello al voto per il referendum dell’8 e del 9 giugno prossimi.
L’appello a votare si per tutti e cinque i referendum per maggiori tutele per tutti e tutte, per un lavoro più stabile, sicuro e dignitoso.
Sentiamo cosa ha dichiarato ai giornalisti Maurizio Landini
Maurizio Landini è intervenuto alla tredicesima edizione di “Giornate del Lavoro Cgil Basilicata – Un mondo nuovo” svoltasi al Parco Baden Powell di Potenza.
A rafforzare l’appello al voto i dati sul rapporto del lavoro in Basilicata elaborato dall’Ires Cgil Basilicata e presentati dal segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega e dalla segretaria Cgil nazionale Daniela Barbaresi, coordinati da Stefano Milani, direttore di Collettiva.

I DATI SUL LAVORO IN BASILICATA ELABORATI DALL’IRES CGIL BASILICATA
Il dato principale riguarda l’elevata precarietà. Nonostante il tasso di occupazione del 2024 si attesti attorno al 56%, in aumento rispetto al 54,9% del 2023 (in valore assoluto i lavoratori lucani crescono di circa 3.000 unità, arrivando a 190mila), il miglioramento occupazionale è prevalentemente precario.
La percentuale di occupati indipendenti, dietro la quale si nascondono molte situazioni di precarietà, aumenta in modo consistente, mentre si assiste ad un lieve calo nazionale, e supera persino la media meridionale. La Basilicata è fra le regioni a più alta percentuale di lavoratori indipendenti, spesso precari.
Permane il profondo gap nelle opportunità occupazionali dipendente dal titolo di studio: i laureati hanno un tasso di occupazione del 74,2%, chi ha solo la scuola dell’obbligo si attesta a poco più del 40%. Il gender gap nelle opportunità di lavoro si aggrava: di fatto, fra 2023 e 2024 aumenta solo il tasso di occupazione maschile, mentre quello femminile rimane grosso modo stabile.
L’aumento di occupazione si verifica soprattutto nel commercio, nel turismo e negli altri servizi, mentre l’occupazione edile rimane ferma, senza subire i contraccolpi negativi dell’esaurimento del Superbonus, e l’occupazione industriale, sotto i colpi del ridimensionamento produttivo del polo Stellantis, diminuisce leggermente.
In calo anche l’occupazione agricola. A conferma del peggioramento qualitativo delle opportunità lavorative esistenti con ampliamento del precariato, vi è che le assunzioni a tempo indeterminato diminuiscono rispetto al 2023, mentre le varie categorie di assunzioni con contratti precari restano stabili (come nel caso dei contratti a termine, il canale principale di assunzione in Basilicata). Poiché i settori altamente stagionali come l’agricoltura, nel corso del 2024, non crescono, rimane stabile anche il numero di assunzioni di stagionali.
Il tasso di disoccupazione oscilla attorno al valore nazionale e si mantiene ben al di sotto di quello del Mezzogiorno, pari al al 7%.
In valore assoluto, i disoccupati regionali passano dalle 16mila unità del 2023 alle 14mila nel 2024. La disoccupazione giovanile rimane una piaga grave: sebbene in miglioramento rispetto al 2023, essa si attesta al 16,2%, più del doppio del valore del tasso generale e circa un punto e mezzo al di sopra della media nazionale.
Per quanto molto al di sotto del dato meridionale, che supera il 25%, la disoccupazione affligge in modo particolare i giovani lucani, specie quelli con titoli di studio più bassi. Critica la situazione delle giovani donne: il tasso di disoccupazione specifico delle donne di età compresa fra 15 e 24 anni è del 33,7%, un valore intollerabilmente elevato.
L’inattività, ovvero la condizione di chi non lavora e non cerca attivamente lavoro (per cui non lo si può classificare fra i disoccupati) resta attorno alle 34%
35mila unità, più del doppio rispetto ai disoccupati ufficiali, evidenziando un’area sociale di grande sofferenza.
La cassa integrazione straordinaria cala, soprattutto in ragione di una forte diminuzione del ricorso a tale strumento da parte di Stellantis e dell’indotto automotive (-914% fra 2023 e 2024), dove molte sono le aziende che hanno chiuso e dove si continua con gli incentivi all’esodo o i pensionamenti anticipati, senza turnover o nuove assunzioni.
“Se a tutto ciò si aggiungono i dati allarmanti che riguardano lo spopolamento – ha detto il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega – e l’emigrazione continua dei nostri giovani all’estero o al nord Italia, oltre alla situazione disastrosa dell’automotive e di tutto il settore industriale in Basilicata, è evidente che servono degli interventi urgenti.
Come Cgil abbiamo chiesto che il governo regionale apra una vertenza nazionale sul settore industriale in Basilicata, portando all’attenzione del governo centrale non solo l’automotive ma anche il settore delle estrazioni petrolifere, visti i gravi ritardi nei progetti no oil e l’elevato contributo energetico della Basilicata al paese.
Ciò che invece può fare ciascuno di noi è andare a votare l’8 e il 9 giugno e votare cinque sì affinché dal giorno successivo vengano cancellate le leggi che hanno reso il lavoro in Italia povero, precario e insicuro.
Si tratta di un voto diretto, che ci consente di cancellare le leggi senza l’intermediazione del Parlamento, quindi uno dei pochi strumenti democratici che abbiamo a disposizione.
Il voto – ha detto Mega – è la nostra rivolta democratica, per migliorare le condizioni di vita di tutte e tutti. Se pensiamo che oggi il centrodestra governa il paese senza la maggioranza, ma con il solo 44% dei voti degli aventi diritto, e che invece per raggiungere il quorum al referendum serve la maggioranza più uno, è evidente come ci sia un problema di rappresentanza in questo paese”.
Dai numeri alle storie, raccontate in prima persona dai loro protagonisti. Come quella di Salvatore Scavullo, che ha perso il lavoro dopo essere stato licenziato illegittimamente dalla sua azienda; di Marco Ricciardi, che ha raccontato delle condizioni di scarsa sicurezza nella catena degli appalti e subappalti; di Rosanna Marino, sorella di Franco Marino, vittima sul lavoro a 51 anni, percettore del reddito minimo di inserimento e morto per essere intervenuto in un canale dopo un allagamento nella zona di Pignola.
Infine, Jhonier Bonilla Ararat, che lavora e studia in Italia ma che non può ottenere ancora la cittadinanza.
“I nostri quesiti – ha detto il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, nella relazione introduttiva che ha aperto la manifestazione – possono sembrare rivolti solo ad una parte dei lavoratori e delle lavoratrici, ma liberare il paese dal precariato ha l’effetto immediato di dare continuità lavorativa e previdenziale alla lavoratrice o al lavoratore e nello stesso tempo produce un effetto di stabilità del sistema previdenziale e di welfare del Paese.
Ciò sta a dimostrare come questi referendum hanno una trasversalità che riguarda tutte le persone, dai più giovani fino ad arrivare ai pensionati.
Il contributo che con l’esercizio democratico del voto svolgiamo per i referendum, vale oggi per i cinque quesiti, ma in un Paese dove sempre meno persone si recano alle urne, invogliare e far riaffezionare le persone al voto, significa rafforzare la nostra democrazia, significa partecipare e continuare a preservare il paese da tentativi destabilizzanti tipici dei paesi autoritari e illiberali”.
A sette giorni dal voto, Esposito ha ricordato “il lavoro articolato e capillare fatto in questi mesi in tutti i comuni della regione, con iniziative pubbliche, comizi, volantinaggi, dobbiamo approfittare del tempo che abbiamo ancora a disposizione per intensificare ulteriormente il coinvolgimento di quante più persone possibili. Abbiamo un’agenda fitta di iniziative che ci porterà fino al 6 giugno dove a Potenza è previsto il comizio di chiusura della campagna referendaria in piazza Duca della Verdura.
Siamo tutti convinti – ha concluso Esposito – che il risultato del quorum è alla nostra portata. Nonostante l’oscuramento dei media nazionali, in questi giorni, stiamo notando una maggiore consapevolezza nelle persone che incontriamo, sintomo di un clima che sta crescendo di interesse, e noi vogliamo credere che alla pari di altri momenti referendari fondamentali per la nostra società, come la difesa delle leggi sul divorzio e sull’aborto, quello a difesa dell’acqua pubblica, finanche il referendum Costituzionale del 2016, dove pur non essendoci bisogno del quorum, il paese seppe reagire e respingere al mittente una riforma che il 65% degli aventi diritto recandosi alle urne bocciò una riforma che ritenne pericolosa per il funzionamento democratico delle nostre istituzioni, anche questa volta il Paese saprà rispondere positivamente. Possiamo farcela. Solo in questo modo potremo dare il nostro contributo per migliorare la nostra società”.
La manifestazione si è conclusa con il concerto gratuito dei Modena City Ramblers.