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Letto Al salone del libro di Torino omaggio a Carlo Levi
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Cultura ed Eventi

Al salone del libro di Torino omaggio a Carlo Levi

Redazione Web 18 Maggio 2025
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Domenica 18 maggio 2025 – Al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, nello spazio del Consiglio regionale della Basilicata, si è tenuto l’evento “Anniversari dell’altrove: il tempo lungo di Carlo Levi”, un significativo momento di riflessione dedicato all’intellettuale torinese che ha lasciato un’impronta profonda nella cultura lucana e italiana del Novecento. Promossa dal Consiglio regionale della Basilicata e curata dal Comune di Aliano, l’iniziativa ha celebrato il triplice anniversario legato alla figura di Carlo Levi: 50 anni dalla morte, 80 dalla pubblicazione di Cristo si è fermato a Eboli e 90 dal suo confino ad Aliano.

Ha aperto l’incontro Pierluigi Maulella Barrese, dirigente della Struttura informazione, comunicazione ed eventi del Consiglio, ricordando i tre anniversari del 2025 e sottolineando l’importanza di Levi come ponte simbolico tra Basilicata e Piemonte.
“Aliano – ha affermato – grazie all’opera di Levi, rappresenta una capitale culturale ideale, un luogo che potrebbe diventare un faro culturale per l’Italia”.

Annalisa Percoco ha poi evidenziato come il titolo scelto per l’evento, “Anniversari dell’altrove”, rifletta la dimensione spazio-temporale che ha reso Aliano simbolo di una cultura radicata e al contempo universale, in linea con il dossier “Aliano terra dell’altrove” che ha sostenuto la candidatura della cittadina a Capitale Italiana della Cultura 2027.
Ha citato lo stesso Levi: “Ormai Aliano non mi pareva un Paese residuo ma un luogo mio, come un viso amico, come la mia casa di Torino e forse di più, perché qui ogni pietra, ogni confine di creta, anche i cani rognosi che cercavano le ossa nelle discariche partecipavano di una vita che mi era entrata nel sangue e non avrei saputo pensarmi altrove.”

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Viviana Verri ha portato i saluti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, ricordando come l’intera Assemblea abbia sostenuto con convinzione la candidatura di Aliano a Capitale della Cultura. Ha poi sottolineato come la Basilicata, spesso percepita come un altrove, stia finalmente riscoprendo il proprio valore, seguendo l’esempio di Matera, che da città di provincia è divenuta simbolo di resilienza e rinascita culturale.

Luigi De Lorenzo ha rievocato i giorni del confino di Levi ad Aliano, dal 18 settembre 1935 al 26 maggio 1936, e il profondo legame dello scrittore con la comunità locale. Ha ricordato anche l’intenso fermento culturale che caratterizza oggi Aliano, tra nuove aperture museali, eventi culturali e la recente donazione di opere della famiglia Levi.

Paolo Verri ha infine sottolineato l’importanza di dare continuità all’eredità culturale di Levi, promuovendo nuovi modelli di sviluppo, sostenendo i giovani talenti e valorizzando i borghi lucani come luoghi di innovazione e rinascita.

Giovanni Scandiffio, che ha invece condiviso alcuni aneddoti personali legati a Levi, ricordando come l’autore fosse capace di cogliere e combattere il sottosviluppo delle aree marginali, lasciando un messaggio ancora oggi potente e attuale.

Stanislao De Marsianich ha ricordato come, dalla sua prima esperienza ad Aliano nel 2008, il paese abbia vissuto una trasformazione straordinaria.
Nel corso degli anni, Aliano è divenuta un punto di riferimento culturale, con una crescita costante che ha visto nascere nuove istituzioni e iniziative in dialogo con la comunità locale, i visitatori e le personalità accademiche che studiano il fenomeno del confino.
Tuttavia, ha sottolineato come il turismo, pur essendo un’importante risorsa legata anche al nome di Levi, non rappresenti da solo la soluzione al problema dello spopolamento. Il presidente dei Parchi Letterari ha evidenziato che queste realtà non si limitano alla valorizzazione turistica, ma raccontano l’evoluzione del paesaggio e della memoria storica dei luoghi. Aliano, infatti, non è solo “il paese di Carlo Levi”, ma anche una comunità viva che ha saputo rinnovarsi e diventare un modello per l’intera Basilicata.

Infine, Antonella Martina ha parlato della relazione tra Torino e Aliano, tra Carlo Levi e Piero Martina. È in corso una mostra a Roma alla galleria d’arte moderna in centro che racconta questa amicizia, una mostra aperta da due ritratti: infatti, nel 1942 Martina ha fatto il ritratto di Levi e Levi quello di Martina.
Era nata un’amicizia famigliare perché Martina era accolto in casa Levi e dai suoi famigliari, essendo 20 anni più giovane. “Era un’amicizia importante per il lavoro di mio padre – ha detto Martina – che era un giovane pittore. Nel pieno della tragedia della guerra nel 1943 si rincontrano a Firenze, si vedevano quotidianamente, mio padre racconta che Levi leggeva alcuni brani del ‘Cristo si è fermato a Eboli’ che stava scrivendo, lui era giovane e Levi in difficoltà costretto ad andare da un posto all’altro perché ebreo”.

Martina ha poi letto un ricordo di Levi, tratto da una lettera di Diego Novelli, che era stato sindaco di Torino, amico di entrambi: “Gli anni che vanno dal ’36 al ’42 restano per me cari e profondamente impressi: anni che contribuirono alla mia formazione grazie alla frequentazione quasi quotidiana con Carlo Levi, che trasmetteva a noi, allora molto giovani, la sua esperienza politica e gli insegnamenti avuti dalla collaborazione con Piero Gobetti, che potemmo conoscere solo attraverso i suoi racconti. Mi dava da leggere i suoi libri, allora pubblicati da ‘Il Baretti’ e che circolavano con molta difficoltà, poi clandestinamente.
Ci raccontava del suo tempo passato al confino, dei contadini della Lucania, che noi non conoscevamo, dei loro problemi, della loro miseria. Insomma, suscitò in noi riflessioni indimenticabili, al punto che, quando fu pubblicato ‘Cristo si è fermato a Eboli’, non fu una novità assoluta, perché lo avevamo già ascoltato dalla sua viva voce, nelle belle serate trascorse nella casa di via Bezzecca o nei nostri studi, dove ci si trovava quasi quotidianamente.
Poi ci fu l’inverno del ’43, passato nella casa di Alassio, e i mesi della clandestinità a Firenze. Tuttavia, preferisco mantenere questo ricordo legato a Torino, città che Carlo amò profondamente, di un amore che riversò su coloro che allora gli erano più vicini. Ora Carlo Levi non è più, e questo è davvero un vuoto doloroso per tutti noi.
Eppure, per molti della nostra generazione, egli resterà per sempre una bandiera, come dicemmo una sera di dicembre del 1940 con Raffaellino De Grada, mentre si sceglievano i quadri per una sua mostra, che poi ci fu impedita.”

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