Giovedì 27 febbraio 2025 – Durante l’ultimo Tavolo della Trasparenza con Eni ci aspettavamo che venisse finalmente fatta chiarezza sulla prossima fermata dell’impianto o che Confindustria Basilicata convocasse un incontro per illustrare le modalità delle stessa. Nulla di tutto questo è accaduto.
Lo affermano in una nota i dirigenti di Fim,Fiom e Uilm preoccupati perchè “nel frattempo, la situazione nell’indotto Eni sta diventando sempre più grave. Mentre si parla di sicurezza, in Italia assistiamo a tragedie sul lavoro come quella di Calenzano, con morti che dovrebbero far riflettere tutti. A questo si aggiunge uno stato di agitazione crescente, con scioperi e flessibilità bloccata a causa del mancato rinnovo del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici.
A complicare ulteriormente il quadro, – prosegue la nota sindacale – emerge che la fermata dell’impianto di Viggiano è prevista in un lasso di tempo estremamente lungo: dal 10 marzo al 31 maggio, inclusi i giorni festivi, ad eccezione di alcune festività pasquali e alcuni ponti.
E le aziende dell’indotto, con il beneplacito di Eni , hanno il coraggio di modificare l’orario di lavoro in maniera unilaterale , addirittura “alzando anche la voce “ pensando esclusivamente al proprio tornaconto non solo economico ma anche dí squallido accredito nei confronti della loro committente.
Ci chiediamo: è davvero così difficile organizzare questa fermata con il normale orario di lavoro di 8 ore? Chiedere il rispetto delle regole è davvero troppo? O dobbiamo continuare ad accettare condizioni di lavoro che ricordano quelle di un’industria da Terzo Mondo?
Diffidiamo le aziende dell’indotto, Eni e Confindustria Basilicata dal proseguire su questa strada. Se queste pratiche antisindacali dovessero continuare, – ribadiscono i responsabili sindacali – le denunceremo agli organi competenti. La rimodulazione degli orari di lavoro senza accordo sindacale è inaccettabile e va contro i diritti dei lavoratori.
Facciamo appello all’Ispettorato del Lavoro affinché vengano effettuate tutte le verifiche necessarie.
E soprattutto, invitiamo i lavoratori a non cedere alle pressioni individuali: il valore del collettivo, del Contratto Nazionale e della sicurezza sul lavoro deve essere difeso con fermezza.
Non permettiamo – conclude la nota – che gli interessi economici delle singole aziende calpestino i diritti e la dignità di chi lavora.