Sabato 7 dicembre 2024 – Don Marcello Cozzi, all’epoca dei fatti referente in Basilicata di Libera, con un articolo pubblicato il 15 marzo 2008 su “Il Quotidiano della Basilicata” diffamò Michele Cannizzaro.
Lo ha riconosciuto la terza sezione Civile della Corte di Cassazione che ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Potenza, sezione Civile, che nell’aprile del 2022 aveva condannato don Marcello Cozzi al risarcimento danni per diffamazione in quanto nell’articolo il nome di Michele Cannizzaro “veniva associato all’inchiesta Toghe Lucane nonché ad altre inquietanti vicende verificatesi in Basilicata, fra cui la scomparsa della giovane Elisa Claps, l’omicidio dei coniugi Gianfredi ed alcuni incontri con esponenti della ‘ndrangheta”.
Alla sentenza di secondo grado, che aveva ribaltato quella di primo con la quale il referente di LIbera era stato assolto dal reato contestato, don Marcello Cozzi ha presentato ricorso in Cassazione, appellandosi al diritto di cronaca che avrebbe giustificato quanto da lui affermato nell’articolo contestato anche per il ruolo svolto nell’ambito Libera.
Sia l’una che l’altra tesi non è stata condivisa dalla Suprema Corte che ha contestato a don Marcello Cozzi di aver espresso critiche su episodi a lui riferiti per i quali non avrebbe fatto le necessarie verifiche sulla loro vericità.
“La corte di merito – si legge testualmente nell’ordinanza – ha rilevato che l’articolo oggetto di causa propone come vere le accuse rivolte dal Cappiello a Cannizzaro, senza tuttavia riferire che i provvedimenti di archiviazione le hanno smentite, per cui ai lettori viene a mancare questa decisiva informazione”.