Venerdì 29 novembre 2024 – Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, lo scorso 21 novembre, il GIP di Potenza, dott. Salvatore Pignata, ha emesso un’ Ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di SCARCIA Salvatore, al vertice dell’omonimo clan, e di altri due sodali, MARTERA Giuseppe e SlBILLA Michele, indagato quest’ultimo in concorso con altri anche della detenzione di un’ingente quantitativo di esplosivo (circa 13 Kg di cui metà esplosivo ad alto potenziale impiegato per demolizioni civili e metà a base di “tritolo”} sottoposto a sequestro il 27.12.2023 sulla spiaggia di Scanzano Ionico.
In esecuzione di quest’ultimo provvedimento, in data 24 novembre 2024, la polizia giudiziaria operante, che nel frattempo ha costantemente monitorato SCARCIA Salvatore dal momento della sua scarcerazione, ha proceduto all’arresto dei 3 destinatari della misura cautelare e alla traduzione degli stessi presso la casa circondariale di Melfi.
Allo stato vi sono gravi indizi da verificare in sede giurisdizionale, essendo sempre operante la presunzione di innocenza , riguardo la sussistenza di una confederazione mafiosa costituita dalle famiglie SCARCIA/SCARCI, operante in modo sinergico e unitario, capace di esercitare la propria egemonia criminale sull’area territoriale antistante lo specchio di mare compreso tra i comuni materani di Metaponto di Bernalda e di Nova Siri.
Le attività di indagine complessivamente condotte sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza hanno, quindi, consentito di acquisire ulteriori dati elative al fenomeno dell’associazionismo mafioso nella provincia di Matera e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti ed attuali momenti di ingerenza anche nel territorio di Taranto.
Nell’ambito sempre della stessa indagine, lo scorso 2 ottobre, personale della Direzione Investigativa Antimafia, della Guardia di Finanza della Compagnia di Policoro, dei Carabinieri del R.O.S. Sezione Anticrimine di Potenza e della Compagnia di Policoro, della Squadra Mobile e Nucleo PEF GdF di Taranto, ha dato esecuzione a 21 decreti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia a carico di altrettanti soggetti indiziati di appartenere ad una confederazione mafiosa riferibile alle famiglie SCARCIA/SCARCI, operante sul litorale jonico lucano, dedita a delitti di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e di armi ed altro, per un totale di 81 reati-fine.
Secondo la ricostruzione de1l’accusa — da sottoporre al vaglio giurisdizionale salendo in ogni caso la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appartenere al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indireno, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo monopolistico ‘delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale jonico lucano.
Grazie allo sforzo congiunto delle Forze di polizia coordinate da questa Procura, emergeva a livello indiziario che proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto la c.d. “signoria” nello specchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte – esplicite o implicite — di violenza e/o minaccia, idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente attuata garantendosi un regime di “monopolio” sulle attività marinare.
L’associazione mafiosa, quindi, secondo la ricostruzione degli inquirenti da verificare in sede giurisdizionale, con lo scopo di inibire l’altrui concorrenza, imponeva a tutti gli altri imprenditori del settore i:na tangente da pagare (la c.d. “parte”) per poter pescare nello specchio di mare antistante da Metaponto di Bernalda e di Nova Siri ovvero, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato !t: imposizioni, impedendo alle c.d. paianze di autodeterminarsi nell’esercizio della propria attività imprenditoriale/professionale.
L’esecuzione dei provvedimenti, avvenuti nelle province di Taranto e Matera, ha dato seguito a1l’attivita istruttoria di convalida posta in essere dapprima dai Giudici delle Indagini Preliminari competenti per territorio, Matera e Taranto pei l’appunto, c successivamente. in considerazione ‹iella contestazione del reato associativo di cui all’art.416 bis c.p., dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Potenza, sede della Corte d’Appe1lo — dott. Salvatore Pignata.
Quest’ultimo, in data 22 ottobre 2024, riconoscendo la sussistenza e l’operatività della citata confederazione mafiosa in capo alle famiglie SCARCIA/SCARCI, operante sulla costa jonica lucana, e accogliendo e richiamando i provvedimenti dei Giudici competenti per territorio. ha emesso un’Ordinanza di Custodia Cautelare con la quale ha disposto la sottoposizione alla misura della custodia cautelare in carcere per i seguenti 11 indagati:
SCARCI Andrea, SCARCI Luciano, SCARCI Giuseppe, GAGLIANDRO Giuseppe, GAGLIANDRO Francesco, FLORIO Mario, SCARCIA Daniele, NGJELA Xhoni, GIORDANO Antonio, MULLAJ Alessio e PASSARELLI Giuseppe; e quella agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per i seguenti n. 7 indagati: SCARCI Pietro, SCARCIA Giuseppina, SCARCIA Emanuele, SCARCIA Adriano, LOFRANO Matteo, ALBANO Pietro e DINISI Pasquale.
Il provvedimento emesso dal GIP di Potenza ed eseguito il giorno successivo su disposizione di questa Direzione Distrettuale Antimafia dalle richiamate Forze di Polizia, tra lo altre cose, pone l’attenzione sull’esistenza di una confederazione mafiosa tra le famig!ie SCARCIA/SCARCI capace di esprimere la propria forza di intimidazione “anche attraverso minacce velate di violenza o la più semplice spendita del nome ”.
Ciò costituisce, secondo il GIP, “uno stadio più evoluto nella progressione del metodo, parimenti iidonea senza alcuna automatismo probatorio a dare sicura dimostrazione di esternalizzazione della forza di intimidazione derivante dal vincolo, seppur diversamente atteggiata rispetto alle tradizionali (ed ormai obsolete) forme di manifestazione”.
In particolare, rispetto ai provvedimenti d’urgenza emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia, i Giudici per le indagini preliminari – attenuando la misura coercitiva (da custodia cautelare in carcere agli arresti domiciliari) nei confronti di coloro che erano incensurati – non hanno ritenuto di disporre la misura cautelare personale nei confronti dei solo BOCCIA Egidio (perché il GIP di Matera — confermato poi dal GIP di Potenza) ha ritenuto, sulla base degli elementi vagliati, la mancanza di esigenze cautelari) e COTUGNO Saverio (perché il GIP di Potenza, dopo aver derubricato i capi di imputazione a suo carico, ha ritenuto che la condotta così rinnovata non raggiungeva i limiti custodiali previsti per la sottoposizione a misure cautelari).
ln sede di convalida del fermo da parte del GIP di Taranto non veniva attinto da misura cautelare neanche SCARCIA Salvatore, essendo questi già detenuto presso l’istituto di pena di Taranto per altra causa, rimettendo le valutazioni al GIP di Potenza, competente ratione materie.
SCARCIA Salvatore, infatti, imputato in ordine al procedimento penale n. 6174/15/21 della DDA di Reggio Calabria, il 20 novembre scorso è stato condannato in I° grado a 9 anni di reclusione ed euro 20.000,00 dal Tribunale di Palmi che ne ha disposto contestualmente la liberazione immediata per la perdita di efficacia della misura cautelare in carcere essendo stato assolto per il reato specifico per il quale era stata ordinata a suo tempo la misura coercitiva alla libertà personale.
L’ impianto accusatorio prospettato dal GIP di Potenza è stato, altresì, confermato dal Tribunale Distrettuale di Potenza, Sezione Riesame, che ha rigettato le istanze di riesame presentate nell’interesse degli indagati avverso l’Ordinanza del 22 ottobre, accogliendo le sole istanze di FLORIO Mario e SCARCl Adriano che sono stati rimessi in libertà.