Venerdì 6 giugno 2023 – Si è conclusa in una affollata sala del Giubileo Hotel di Potenza (località Rifreddo), con un partecipato dibattito sulla sanità lucana, la terza tappa della ventesima edizione della Festa di LiberEtà in Basilicata, aperta il 22 settembre a Senise e con tappa a Matera lo scorso 28 settembre.

Tre giornate di dibattito e confronto a partire dai risultati della campagna di ascolto “Il diritto ad essere curati” lanciata ad aprile dallo Spi Cgil Basilicata e i cui esiti sono stati illustrati oggi dal ricercatore Giovanni Ferrarese alla presenza del segretario generale Spi Cgil nazionale Ivan Pedretti che, dopo l’introduzione del segretario generale Spi Cgil di Potenza, Pasquale Paolino, ha preso parte al dibattito insieme ad Angelo Summa, segretario generale Spi Cgil Basilicata, Rocco Paternò, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Potenza, l’onorevole Roberto Speranza, già ministro della Salute.

“Si conclude oggi una lunga e intensa mobilitazione che ha coinvolto oltre 4.200 persone a cui sono stati somministrati dei questionari per conoscere lo stato della salute della sanità lucana. Un momento di grande partecipazione democratica – ha spiegato il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa – che ovviamente non si ferma qui ma continuerà sui territori grazie anche al lavoro straordinario delle Leghe Spi Cgil presenti in diversi comuni lucani e dei due Spi provinciali, di Potenza e Matera.
Il sindacato dei pensionati, come sempre ha fatto, continuerà a stare tra le persone e ad ascoltarle affinché le loro istanze possano essere attenzionate alla politica e portate ai tavoli decisionali.
La campagna di ascolto sulla sanità lucana, avviata il 30 marzo, in un momento di fratture sociali, in cui gli spazi democratici di confronto sono sempre più marginali, ha attivato un percorso di partecipazione democratica che rappresenta la via maestra su cui costruire le azioni di mobilitazione per cambiare un modello sociale che sta segnando negativamente la vita delle persone e che ci vedrà scendere in piazza a livello nazionale a Roma, sabato 7 ottobre, insieme a centinaia di associazioni”.
I RISULTATI DELLA RICERCA
Dalla ricerca dello Spi Cgil Basilicata è emerso che il 74,5% dei lucani ritiene che il sistema sanitario pubblico regionale sia peggiorato rispetto al passato. L’87,9% ha un giudizio pessimo sulle liste di attesa e un terzo (33,9%) ha fatto ricorso a prestazioni fuori regione. La percentuale di chi ha usufruito del servizio sanitario fuori dalla regione Basilicata tende ad abbassarsi tra le persone con una scarsa disponibilità economica per nucleo familiare, al di sotto dei 1000 euro mensili (27,5 %), ed è leggermente più alta per i nuclei familiari che hanno più di 4000 euro mensili (38,7 %).
I motivi principali sono: l’aver seguito il consiglio di un medico (30%), tempi di attesa meno lunghi (25%) e la percezione di una migliore organizzazione delle strutture sanitarie fuori regione (21,4%). Stando ai dati, i lassi di tempo che intercorrono tra la data di prenotazione e l’effettiva erogazione di una prestazione sanitaria raramente si esauriscono nel giro di un mese (9,4%) e arrivano a superare i 6 mesi per circa un quarto dei casi (25,2%).

“In una condizione di mistificazione della realtà in cui si sostituiscono i problemi con la narrazione – ha detto Summa – le nostre istanze sindacali non hanno trovato allocazione nel confronto politico rispetto allo smantellamento della sanità pubblica, dovuto a un immobilismo politico.
Questo governo regionale è in carica ormai da più di quattro anni, c’è stata una pandemia di mezzo ma nessun atto di programmazione che rafforzasse il sistema pubblico sanitario regionale. Il dato più preoccupante è quello della mobilità passiva, che ha superato i 65 milioni di euro, che denota lo svuotamento della sanità lucana. Il diritto alla salute prevede che il cittadino possa andarsi a curare gratuitamente in tutto il paese e se ciò avviene per prestazioni complesse, che una piccola regione come la Basilicata non può garantire, è un conto.
Ma non può rientrare nella normalità quando, su una spesa di 65 milioni di euro, 40 milioni riguardano le prestazioni di bassa intensità nelle regioni limitrofe, come la Puglia.
Significa che il nostro servizio sanitario regionale non riesce a dare risposte neanche sulle basse specialità. Il rischio, in una regione ad alto spopolamento, dove la quota capitale è in base agli abitanti, è che la Basilicata abbia sempre meno risorse a disposizione, che gli ospedali dovranno man mano chiudersi e la regione non sarà in grado di garantire il diritto alla salute.
La vita della persone dipende dalle scelte che fanno i governi. – ha concluso il segretario dello Spi Cgil lucano – Potremmo avere ospedali d’oro con 110 miliardi di evasione fiscale. Il servizio sanitario pubblico universale è la cosa più importante che abbiamo ed è prerequisito per gli altri diritti”.