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Lavoro

I lavoratori TIS e RMI da un anno stanno rivendicando lavoro e dignità

USB - Ufficio Stampa Basilicata 2 Settembre 2023
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Sabato 2 settembre 2023 – “Mentre da un anno i lavoratori TIS e RMI stanno rivendicando lavoro e dignità, si preparano i giochi delle promesse e si mostrano le girandole degli impegni passati.

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Dignità – afferma in una nota Rosalba Guglielmi, coordinatrice regionale USB Basilicata – messa vergognosamente sotto i piedi per portare avanti un progetto ad hoc rifiutato dai lavoratori TIS e RMI e dal nostro sindacato dal primo momento. Un progetto completamente inutile e distorto nei fini, obbligando in una specie di TSO i lavoratori a colloqui forzati direttamente sui posti di lavoro con rappresentanti del Consorzio aggiudicatario e dell’Arlab, che invadono spazi occupati quotidianamente nell’espletamento delle varie mansioni per propinare un questionario e indagare sui bisogni dei nuclei familiari dei presunti fuoriusciti della platea.

Questo – denuncia Guglielmi – sta avvenendo senza alcun rispetto della privacy, senza alcuna autorizzazione al trattamento dei loro dati e senza una informativa che chiarisca i termini dell’affidamento del servizio, considerato che gli atti relativi alla coprogettazione, al questionario ed alla gestione del progetto non sono stati doverosamente resi noti dall’ ARLAB . Anzi viene pretesa dai lavoratori la firma di una pretesa autodichiarazione di rinuncia non precisandone lo scopo e i destinatari.

Un progetto avviato concretamente a luglio per i 510 nuclei familiari dei TIS con un investimento di oltre 1.500.000 euro che ” devono “essere spesi in servizi assegnati a un consorzio del terzo settore e guai se i lavoratori rivendicano lavoro e non vogliono essere trattati da soggetti disagiati a causa della loro povertà: vengono minacciati – denuncia Guglielmi – il loro rifiuto di accedere all’utilizzo forzato di servizi di carattere psicologico o assistenza agli anziani o il coinvolgimento dei loro figli in progetti fumosi e comunque limitati ai soliti protocolli propinati da anni, possa essere motivo di esclusione dalla possibilità di percepire il sussidio e da future attività.

La USB nel riproporre le ragioni e la necessità della lotta che ha visto i lavoratori Ex TIS e RMI protagonisti nell’ultimo anno vuole ricordare le loro lotte di questi mesi e il loro sacrificio nelle manifestazioni sotto la pioggia e al freddo nella speranza di poter finalmente cambiare la loro condizione.

Dal potere di turno solo indifferenza e la protervia dei loro esecutori.

La parola d’ordine non fare ottenere alcun risultato attraverso la lotta, dal riconoscimento dei diritti fondamentali negati per l’ utilizzo di una normativa non applicabile ai lavoratori della platea -non trattandosi di prestazioni di pubblica utilità rese da soggetti occupati-, alla decisa prosecuzione sulla strada delle proroghe, che per alcuni lavoratori si susseguono da quasi vent’anni, senza alcuna apertura verso il riconoscimento del lavoro dipendente nei fatti e una soluzione occupazionale vera.

Vogliamo ancora sperare nel risveglio della ragione, del necessario impegno perché non vi siano discriminazioni tra i lavoratori delle diverse regioni e che si affrontino le soluzioni possibili anche con la normativa regionale.

Troppo semplice continuare con un lavoro a costo zero per gli enti utilizzatori. Con le piante organiche che hanno dismesso le figure professionali e operaie le cui prestazioni vengono rese dai percettori di sussidio, e non c’è tema che il gioco finisca.

Il nuovo grande progetto meloniano di lotta al reddito di cittadinanza, che vede l’avvio proprio oggi in Basilicata dell’adesione da parte delle famiglie dichiarate occupabili al sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa che dovrebbe garantire la loro occupazione, guarda caso ci riserva il solito trucco : il programma prevede oltre ai soliti ‘collaudati’ corsi di formazione,l’occupazione di questa nuova platea in lavori di pubblica utilità, naturalmente senza che questo costituisca l’ instaurarsi di un rapporto lavorativo!!

Il gusto dello sfruttamento – conclude Guglielmi – è dolce ed economico per potersene staccare cercando soluzioni di occupazione vera in un lavoro pubblico retribuito per intervenire sui tanti fronti sociali, culturali, ambientali di salute e qualità della vita in generale, il cui sfacelo è sotto gli occhi di tutti, in una economia di guerra che invano si va negando”.

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