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Traffico di reperti archeologici | Nell’indagine della Procura di Trani tra gli indagati, in carcere anche un lucano

USB - Ufficio Stampa Basilicata 24 Maggio 2023
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Mercoledì 24 maggio 2023 – Associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, furto ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Sono i reati contestati dalla Procura di Trani ai 51 indagati. Nei confronti di 21, emesse dal Gip misure cautelari con l’accusa a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici.
Finito in carcere anche un lucano, Paolo Carella, originario di Lavello.
I provvedimenti emessi dal magistrato sono stati eseguiti in diverse regioni d’Italia dai i Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale in collaborazione con il R.O.S. di Roma, con l’Arma territorialmente competente e con lo Squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori Puglia” che hanno effettuato anche una cinquantina di perquisizioni.

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L’ordinanza costituisce il risultato degli elementi d’indagine, convenzionalmente denominata Canusium, condotta dal Nucleo TPC di Bari.
L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nell’agro di Canosa, mediante la componente aerea dell’Arma pugliese, di diversi scavi clandestini.
L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (1° livello) e areali (2° livello), nonché da trafficanti internazionali.
Il sodalizio, con basi operative nella provincia di B.A.T. con diramazioni in Campania, Lazio e il resto della Puglia, aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere. Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte.
Il database la più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

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