Di Sergio Ragone
Avere memoria, renderla fertile, far nascere il seme del futuro, non sradicarne la radice e non contaminarne la terra. È forse questa la lezione più alta che possiamo apprendere dalla serata organizzata per celebrare la storia umana e imprenditoriale di Faustino Somma che ha reso la piazza di Vaglio, per poche ore, il perno della Basilicata produttiva e politica. L’evento, organizzato dalla Fondazione intitolata all’illuminato imprenditore lucano che ha segnato il cammino industriale della sua terra con una visione profonda e lungimirante che lo colloca al pari di uomini come Adriani Olivetti, “l’utopista tecnicamente provveduto”.
Proprio come Olivetti, Faustino Somma sapeva ragionare in termini di anticipazione creando una tensione positiva tra azione nel tempo presente e futuri possibili. Il suo essere concretamente visionario, la sua capacità di vedere futuro lì dove lo sguardo degli altri non riusciva ad arrivare con lenti progressive, il suo pensiero arriva fino a noi, generazione di mezzo, e diventa fonte di ispirazione ferace.
Se il senso di una vita è certificato anche dall’eredità morale che ognuno di noi lascia, come un’impronta, la grande partecipazione all’evento messo in campo dai figli di Somma è la prova che la sua esistenza su questa terra ha seminato generosamente grano e frutti, alimenti preziosi con i quali oggi la Basilicata può ancora nutrirsi. Nel racconto e nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto, degli uomini delle istituzioni e degli ultimi tre presidenti della Regione Basilicata — Pittella, De Filippo e Bubbico — vive ancora lo stupore e la meraviglia che solo chi è dotato di un talento straordinario sa suscitare. E ancora, qualità umane eccelse ed un profondissimo rispetto per la politica e le istituzioni. Somma, da uomo di impresa e da sindaco della sua comunità, conosceva e sosteneva il primato della Politica come cifra della vita pubblica e come lente per leggere le dinamiche del governo della complessità. Valore che oggi sembra essersi smarrito nella perenne ricerca della leadership senza sentimenti e nel consenso ad ogni costo, fattori che stanno impoverendo il débat public e la stessa offerta politica e programmatica di partiti sempre più populisti e sempre meno popolari.
L’eredità morale, dicevamo, che nella piazza di Vaglio si è fatta comunità — ecco ancora un ritorno a Olivetti — e che non può restarsene ferma tra queste righe, in qualche foto di giornale e nelle memorie degli astanti o nelle nostalgie di chi gli ha voluto bene. Le donne e gli uomini dell’impresa e della politica che ieri hanno applaudito e celebrato la vita di Faustino Somma hanno il dovere morale di raccoglierne l’esempio e attualizzarlo, ognuno nella propria misura e possibilità. La Basilicata che si è riunita per celebrare un suo figlio diventato padre e maestro deve rendere la memoria luogo fertile di futuro. Un futuro possibile esigendo l’ideale, costruendo sul costruito senza demolire, rigenerando luoghi materiali ed immateriali. Faustino Somma non si è fermato al bivio, non ha aspettato che le gambe si muovessero da sole, ma ha scelto coraggiosamente da che parte stare. La sua parte era il futuro, era l’innovazione, era il domani.
La politica che rimanda, attende, gioca nei palazzi, si autocelebra e ricerca il consenso facile non è la parte dove troveremo il campo seminato e che darà grano e frutti. L’impresa che non saprà anticipare i mercati futuri, che resterà ancorata a dinamiche e pratiche stantie non potrà collocarsi in quell’era futura che Somma ci aveva già indicato e che sta arrivando.
Dopo due anni di restrizioni e immobilismo, la Basilicata si è ritrovata in uno dei suoi luoghi interiori, ma ora deve riprendere il suo cammino che dopo quel 2019 si è interrotto. Tornare ad essere comunità di destino. Che a segnarne la mappa sia stato, ancora una volta, Faustino Somma non è certo un caso ma la prova che quella sua idea di futuro per la Basilicata non è un sogno di una sera quasi estate ma un’ambizione possibile dalla quale nessuno può più sottrarsi.