Osservare, indagare e raccontare i disturbi mentali attraverso forme di scrittura diverse tra loro ma sempre con l’occhio di chi tali problematiche le ha vissute da medico a diretto contatto con i pazienti.
Tito Gattoni, psichiatra e psicoterapeuta originario di Potenza e con un’esperienza lavorativa pluridecennale presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, ne ha discusso ieri, venerdì 23 agosto, nel corso di un incontro, che si è tenuto presso la Sala dell’Arco del Palazzo di Città del capoluogo lucano. Moderatrice la giornalista Marianna Ferrenti.
In sala, tra il pubblico presente, anche Fernando Picerno, assessore comunale alle Politiche Sociali e Abitative.
Al centro della discussione i diversi aspetti dei disturbi mentali che Gattoni affronta nei volumi “Follia e criminalità. Narrazione di uno psichiatra presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere” e “L’enigma di Tyron”, entrambi editi da Liberedizioni.
In “Follia e criminalità”, saggio autobiografico sull’esperienza nella struttura di Castiglione, ampio spazio è dedicato ai casi che più hanno colpito il medico negli anni, casi talvolta limite, toccanti, agli aspetti giuridici e sanitari della malattia, con un’appendice dedicata alla grafologia.
“Parlo delle problematiche che io ho affrontato come psichiatra nel curare, nel seguire questi pazienti – spiega Gattoni – ma anche delle problematiche relazionali che ho dovuto affrontare con gli infermieri, con i colleghi, con il direttore o a volte con i giudici, anche se in maniera molto minore, paradossalmente. E anche problematiche riguardo ai familiari dei pazienti”.

Non solo un saggio per raccontare il suo lavoro e una parte importante della sua vita. Gattoni, con “L’enigma di Tyron” sceglie la forma del romanzo, del libro di fantasia ma con elementi autobiografici, in cui il protagonista Tyron dopo un’adolescenza tranquilla, si troverà a vivere un evento imprevisto e traumatico che lo segnerà per tutta la vita.
“Mi identifico nell’interprete, nel giovane Tyron, che è uno studioso di fisica e mi identifico poi successivamente anche in una terapeuta che seguirà Tyron – dice Gattoni – Il libro è un giallo ma più che altro è una metafora della vita, dove si parla anche di amore, si parla di esperienze sessuali di Tyron, si parla di amicizie, si parla soprattutto di momenti della vita di depressione che possono capitare a tutti, però se noi abbiamo presente un obiettivo preciso e puntiamo sempre a quell’obiettivo noi possiamo uscire anche dalle situazioni più difficili, basta solo avere l’umiltà nel farsi aiutare. Può essere uno psicoterapeuta ma può essere anche un amico, può essere chiunque. Farsi aiutare e mai disperare, perché si può sempre uscire dal tunnel”.

Con l’aiuto di slides e con un linguaggio lineare e scorrevole così come nei suoi testi, Tito Gattoni ha ripercorso durante l’incontro le tappe della sua carriera considerate esplicative di una malattia, quella mentale, dalle molteplici manifestazioni, aprendo una riflessione sul tema della cura e della riabilitazione.
Cosa c’è ancora da fare per affrontare l’analisi dei disturbi mentali? Lo abbiamo chiesto all’autore.
“Mi rendo conto che davanti alle problematiche sociali dell’Italia, le problematiche dei disturbi mentali o dei familiari, perché poi la malattia mentale interessa anche la famiglia cioè lo stigma della malattia mentale, è marginale – risponde Gattoni – . Però lo stesso va esaminato questo tipo di disturbo perché i disturbi, soprattutto quelli legati alla droga, sono in costante aumento, come pure la depressione. In Europa addirittura si parla di 50 milioni di persone depresse, dove quello che vediamo noi è solo la punta di un iceberg, perché poi c’è una depressione mascherata attraverso fare delle cose spericolate, quasi un istinto ad annullarsi a livello inconscio, tipo l’uso di alcol, di droghe, quindi ci sono tante forme di depressione. Importante è la prevenzione, una prevenzione che dovrebbe partire, come per le malattie organiche, a livello scolastico. Come c’è il medico scolastico, c’è lo psicologo dove individuare quei bambini a rischio, perché il bambino inizia sempre con disattenzione a scuola oppure con atti di bullismo o cyberbullismo. Intervenire subito per evitare che questo bambino poi diventi un adolescente con disagio sociale manifesto e poi dal disagio sociale può prendere diverse vie. La prevenzione è importante. Certo non riusciremo mai a prevenire tutto, almeno attualmente, però se abbiamo l’idea di voler fare, di voler prevenire, qualcosa si può fare e si deve fare”.