“Abbiamo sollevato da tempo nell’apposita Commissione delle Regioni presso la Conferenza Nazionale gli effetti negativi delle nuove norme sulla immigrazione che se non modificate produrrano solo clandestini, apolidi ed emarginati. Da regolari a irregolari, dalla inclusione alla esclusione”.
A sostenerlo, in una nota, Pietro Simonetti, del Coordinamento Politiche Migranti e Rifugiati della Regione Basilicata, il quale ricorda che “dopo la nostra richiesta e le iniziative di tante altre Regioni, Comuni, Sindacati, Volontariato e’ stata evitata l’espulsione di migliaia di migranti dai Centri di accoglienza, a partire dalla Basilicata.
Sono state emanate nuove direttive dal Ministero competente che sono del tutto insufficienti per garantire i diritti ed i doveri dei migranti, e non solo, e della attuazione dei diritti Costituzionali e delle norme Ue”.
“Si tratta ora di fare un passo avanti. Dopo le iniziative dei Sindaci e Consigli Comunali di alcune gradi citta’ Italiane – prosegue Simonetti nella nota – occorre una pronuncia della Corte Costituzionale sulle nuove norme.
Utili saranno gli incontri proposti dal Governo con Anci per esaminare gli effetti devastanti di talune norme sui territori e sull’economia e struttura sociale del Paese.
In questo quadro, dopo l’annuncio della Regione Toscana, che approvera’ domani, 7 gennaio, la delibera per il ricorso alla Corte Costituzionale e quello della Regione Piemonte, abbiamo chiesto alla Regione Puglia, capofila del paternariato delle cinque Regioni del Sud impegnate nell’inclusione e la lotta al caporalato, di mettere a punto le necessarie iniziative”.
“Nel contempo – aggiunge Simonetti – anche per tenere conto delle richieste avanzate dall’Anci Basilicata, dalle forze sociali, politiche e del volontariato, stiamo lavorando, sui procedimenti che dovra’adottare la Regione Basilicata.
Si parte solo dalla necessita’ di garantire le norme costituzionali indicati dal Presidente della Repubblica e ampiamente segnalati prima della conversione in legge del decreto del Governo e ribaditi continuamente. Questo – conclude Simonetti – per l’affermazione della dignita’degli uomini e delle donne che emigrano cosi come hanno fatto gli italiani per il lavoro, per nuove condizioni di vita per sostenere le famiglie”.