Da ieri, 13 giugno, stato di agitazione dei lavoratori dell’indotto Eni, deciso Cgil Cisl Uil e dai sindacati di categoria contro la netta chiusura di Confidustria di convocare un tavolo di trattativa.
Pertanto da ieri nelle aziende dell’indotto Eni blocco di tutte le flessibilità (straordinari, reperibilità etc.). Preannunciate altre forme di lotta con scioperi e assemblee davanti al Centro oli di Viggiano.
In una nota congiunta di Fiom-Cgil e Uilm-Uil, inviata alle controparti datoriali, a Eni e alla Regione Basilicata si sostiene che non è più rinviabile riaprire la contrattazione unica per discutere dei problemi riscontrati nell’applicazione del protocollo di sito del 2012 e dell’accordo del 6 agosto 2014, che rispetto ai temi della sicurezza, dell’occupazione e del salario non hanno prodotto i risultati che erano previsti.
I responsabili sindacali ritengono necessario per i lavoratori di rivedere e migliorare gli accordi in essere.
Non è accettabile – si sostiene nella nota – che:
a distanza di anni i lavoratori attendono ancora l’erogazione dei 2.000 euro previsti dagli accordi, nel mentre si firmano ulteriori finanziamenti per 39 mln di euro tra Eni e Regione;
non è accettabile la scarsa trasparenza nei cambi di appalto senza la garanzia della piena applicazione della clausola sociale a salvaguardia dell’occupazione;
non è accettabile il dumping contrattuale nei cambi di appalto con il peggioramento dei diritti e del salario dei lavoratori;
non è accettabile la mancata definizione dei perimetri contrattuali rispetto alle reali attività lavorative per impedire la contrattazione al ribasso;
non è accettabile a distanza di anni assistere al mancato rafforzamento della sicurezza e delle misure di sorveglianza sanitaria dei lavoratori dell’indotto Eni e del comprensorio rispetto ai rischi reali che l’attività estrattiva produce;
non è accettabile che non si apra un confronto serio sulle politiche di gestione della transizione energetica.
Che si debba andare subito ad un confronto per discutere de problemi che interessano i lavoratori dell’indotto Eni lo sostiene anche il segretario generale della Cisl, Enrico Gambardella, che, alla luce “di una chiusura miope di Confindustria”, ritiene che sia la Regione a prendere iniziative con tutta la sua autorevolezza istituzionale per sbloccare il confronto e contribuire alla ricerca di un punto di mediazione.
La Cisl – prosegue Gambardella – continua a credere e a perseverare nella linea dell’unità sindacale purchè essa significhi partecipazione democratica e condivisione collegiale delle scelte da mettere in campo nell’interesse esclusivo dei lavoratori, evitando – ribadisce – controproducenti fughe in avanti che rischiano di allontanare l’obiettivo prefissato” e “di scivolare nella logica del muro contro muro“.