Un’analisi di quella che è definita la Prima Repubblica, ovvero il sistema politico che ha caratterizzato l’Italia tra il 1948 e il 1994, attraverso le parole di chi ne è stato protagonista attivo, e con un’attenzione estesa a fatti ed avvenimenti fondamentali per lo Stato e i suoi cittadini ma spesso in secondo piano rispetto al ricordo dell’epilogo con le inchieste di “Tangentopoli”. Offrendo, in più, un lucido sguardo al futuro.
Si potrebbe anticipare così il tema di “Respubblica”, il nuovo libro del giornalista e scrittore Giampiero Marrazzo, già direttore dei quotidiani Avanti! e Futuro Quotidiano, presentato ieri, venerdì 9 marzo, a Potenza presso il Museo Archeologico Provinciale.
L’evento, organizzato dall’associazione culturale Letti di Sera, si inserisce in una serie di incontri e dialoghi che aprono all’analisi politica e sociale, fortemente voluti dall’associazione e coordinati da Antonio Califano.
Il volume, edito da Castelvecchi, con prefazione di Gianfranco Pasquino e postfazione di Vittorio Sgarbi, raccoglie le testimonianze degli esponenti dei principali partiti politici dell’epoca. De Mita, Occhetto, Intini, Pomicino, Macaluso, Signorile, dialogano con l’autore sulla storia e le vicende più significative del nostro Paese in anni di grande fermento politico e sociale. Aggiungono, poi, una personale interpretazione della politica attuale e futura che, come si leggerà tra le pagine del libro, risulterà sorprendentemente precisa.

All’incontro, a cui ha preso parte anche il presidente della Provincia di Potenza Nicola Valluzzi, sono intervenuti, per offrire interpretazioni e visioni, Piero Di Siena e Peppino Molinari, ex parlamentari e dirigenti politici lucani. Dal dibattito, che ha coinvolto anche il pubblico in sala, sono emerse le differenze tra la concezione e l’azione politica negli anni della Prima Repubblica e quella attuale, differenze dovute soprattutto alla mancanza, oggi, di formazione all’interno dei partiti, di sviluppo di una cultura politica e di militanza, evidenziando, invece, una diffusa presunzione da parte dei politici ed una altrettanto diffusa delusione da parte di chi non si sente rappresentato.

Scopriamo di più su “Respubblica” di Giampiero Marrazzo dalle parole dell’autore.
Raccontare la Prima Repubblica attraverso le parole dei protagonisti. Da dove nasce questa esigenza?
Nasce innanzitutto da una volontà prettamente storica. Non si può pensare di licenziare la Prima Repubblica soltanto nel suo epilogo quindi “Mani pulite” e “Tangentopoli”, la Prima Repubblica significa anche la nostra Costituzione, battaglie referendarie importanti, dal divorzio all’aborto, quindi comunque è stata la costruzione della società collettiva che abbiamo avuto e chiederlo a chi ne è stato protagonista era obbligatorio.
Parlando con chi ha vissuto in prima persona attivamente e politicamente quel periodo, qual è il loro sguardo, a posteriori, nel ripercorrere quelle vicende, quel contesto sociale e politico?
Mai nostalgico, e questo è quello che mi ha colpito più di tutto. Sono riusciti a dare una lettura abbastanza obiettiva perché ormai il tempo che è passato da quel periodo è abbastanza per riuscire a rileggere il tutto senza sentirsene troppo parte e questo crea quell’oggettività, quell’obiettività che il lettore poi intravede leggendo le loro parole.
Qual è il loro sguardo verso la politica attuale?
Io ho cercato di fare un libro che non scadesse, né il 4 marzo né il 6 settembre, quindi fare un libro quasi previsionale, predittivo, e la cosa impressionante – e forse è per questo che continua ad avere un buon successo tra i lettori – è che la loro analisi rispetto a come sarebbero andati i fatti è assolutamente precisa. Sono riusciti ad identificare sia la terza fase del Movimento grillino, che è passato da movimento a partito istituzionale a partito di governo, cosa che loro avevano assolutamente predetto, il rafforzamento della Lega e la necessità di arrivare a fare un governo di non sfiducia, cose che tre o quattro mesi fa quando le scrivevo ancora non erano neanche nell’aria. Quindi, uno sguardo veramente profondo.
Dopo il risultato delle recenti elezioni, nascerà la Terza Repubblica. Qual è il suo sguardo da osservatore, da giornalista, in merito?
Io penso che noi giornalisti, i politici, parliamo impropriamente di Prima, Seconda e Terza Repubblica. In realtà la Repubblica è unica, sono i modi che possono esser cambiati anche se io non credo che siano poi così tanto cambiati. È cambiata la sostanza non la forma.