E’ sempre più appetibile, per le organizzazioni criminali pugliesi, campane e soprattutto calabresi la Basilicata. Nella relazione del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti (nella foto di copertina), questo elemento viene messo in risalto, parlando di “evidente infiltrazione nel territorio di ben più agguerrite associazioni criminali”.
“L’analisi dei dati investigativi e giudiziari – precisa a riguardo il procuratore Roberti – sembrerebbe, piuttosto, prestarsi ad una chiave di lettura unitaria in direzione di una compiuta infiltrazione, attraverso forme di cointeressenza e alleanze, di organizzazioni criminali delle confinanti regioni nelle organizzazioni criminali territoriali”.
Altro passaggio significativo della relazione del procuratore Roberti è il riconoscimento, da parte dii altri clan, di una sorta di “dignità” della mafia lucana che si è accreditata nei loro confronti grazie alla sua spiccata capacità di intrecciare rapporti, prevalentemente di natura corruttiva, con amministratori pubblici e politici locali, finalizzati ad ottenere più agevolmente appalti per servizi ed opere pubbliche e, quindi compiere un salto di qualità verso un pieno inserimento nell’economia locale; a ciò si aggiunga – è scritto nella relazione – la dimostrata attitudine ad effettuare lucrosi investimenti, in particolare nel settore delle scommesse e del gioco d’azzardo”.

Roberti parla di vera e propria “mafia degli affari” soprattutto nel Potentino che non deve lasciare tranquilli soltanto perchè non si registrano particolari fatti di sangue. Dovrebbero essere invece approfonditi, sostiene il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, alcuni fenomeni che, per la ripetitività e gli obiettivi, dovrebbero essere valutati con maggiore prudenza”, in quanto confermano la presenza sul territorio regionale di aggregazioni criminali, contrariamente a quanto sostengono fonti istituzionali, le dichiarazioni delle quali nella relazione della Dda nazionale vengono definite “sconcertanti”.
Infatti, nel Potentino si registrata “una situazione criminale piuttosto variegata”, con una “evidente infiltrazione che la ‘ndrangheta sta sviluppando” e il “modello ‘mafia degli affari’” che il clan Martorano-Stefanutti sta portando avanti.
Grave errore, secondo Roberti, sarebbe anche sottovalutare la “sinergia” tra sodalizi locali e criminalità extraterritoriale che si registra nel Materano.
Il fenomeno – è scritto poco più avanti – va piuttosto interpretato come espressione della volontà delle mafie locali di riorganizzarsi e riprendere vigore dopo gli indiscussi colpi subiti dall’azione di contrasto giudiziario”.
Nella relazione un corposo capitolo è dedicato dalla Procura della Repubblica di Potenza all’inchiesta sul centro oli di Viggiano che nel marzo del 2016 portò al sequestro dell’impianto dell’Eni e di altri impianti e all’esecuzione di alcune misure cautelari personali anche a carico di dirigenti della compagnia petrolifera.
Nella relazione si fa riferimento ai tre filoni dell’inchiesta : il presunto traffico illecito di rifiuti liquidi prodotti dal centro oli; “la natura delle sostanze gassose” immesse in atmosfera; e “gli eventuali danni prodotti all’ambiente o alla salute umana dall’attività industriale del centro oli (filone di indagine non ancora esaurito)”.