“La proposta di intitolare un sito cittadino al defunto senatore a vita Emilio Colombo (leggi articolo) non ci sorprende. Si è trattato di un personaggio senza dubbio illustre, in una terra avara di uomini illustri, che ha fatto valere le ragioni della politica lucana, oggi molto meno determinante di allora, nelle stanze romane”.
E’ quanto scrive in una nota Giuseppe Giuzio, Capogruppo Fratelli D’Italia-An al Comune di Potenza.

“Tuttavia – aggiunge Giuzio – noi crediamo anche che l’azione politica di Emilio Colombo sia stata velata dall’idea, condivisa dalla maggior parte dei Lucani, che forse tutto l’impianto assistenzialistico e clientelare della nostra politica possa essere, anche, parte della sua eredità. Certo, i Lucani erano fatalisti, e familisti, ben prima di Colombo. Nei 70 anni in cui ha operato il senatore, altre parti d’Italia, molto più arretrate (anche culturalmente) della Lucania, hanno conosciuto sviluppo e benessere. Ma per raggiungerlo hanno dovuto affrontare lo scontro tra i programmi elettorali, favorire la nascita di una borghesia forte e indipendente dai politici, puntare sulla programmazione economica. Tutto ciò che non è stato fatto durante il lungo periodo in cui ha operato, quasi senza contraddittorio, Emilio Colombo. E molti Lucani hanno il sospetto che ciò non fosse affatto causale: perché una comunità progredisca, infatti, bisogna che la maggioranza e l’opposizione discutano, ed è necessario che il potere economico e quello politico siano giustapposti, non complici. Tutti tabù della società lucana, di cui, ancora oggi, manca una seria riflessione, a destra come a sinistra”.
“Pertanto – conclude Giuzio – noi crediamo che il giudizio sull’eredità di Emilio Colombo debba essere dato dagli storici, senza denigrazioni né agiografie. Non abbiamo nulla in contrario a partecipare a seminari di studi e convegni sulla sua, comunque elevata, figura di politico e di Lucano. Ma crediamo che, questa persistente volontà di tributare onori pubblici a Colombo, rischi di essere percepita dai Lucani come l’atto di una sola parte politica, un atto minoritario e non collettivo. Non sarebbe saggio, in questo periodo storico”.