Le dichiarazioni dell’amministratore unico di Eni, Claudio De Scalzi (vedi articolo), com’era prevedibile, hanno sollevato un vespaio di polemiche. In molti hanno letto in quanto affermato in occasione dell’dell’Omc “017 di Ravenna una sorta di ricatto nel momento in cui De Scalzi afferma che l’Eni è disposto ad investire miliardi in Val dìAgri sempre che ci sia “maggiore consenso sul territorio”, evitando “attacchi continui”.
On. Mirella Liuzzi (M5S)
«Leggendo le ultime dichiarazioni di Descalzi, ad di Eni, non possiamo non pensare alla parola ricatto. Infatti ha detto che in Val d’Agri “si possono investire miliardi, raddoppiando o triplicando la forza lavoro, ma serve un clima con la popolazione: investirò se ci sarà un dialogo reale”. Insomma state buoni e arrivano i soldi. Capito?», chiede l’on. Liuzzi.
«Ora le autorità competenti dovrebbero immediatamente disporre la chiusura del centro COVA per garantire i lavori di bonifica e soprattutto garantire l’incolumità dei cittadini che ci lavorano», spiega la Liuzzi, che ha presentato un’interrogazione parlamentare dopo l’ennesimo sversamenti d petrolio dal Centro Oli di Viggiano.
Piero Lacorazza (Pd)
“Descalzi chiarisca cosa vuole fare ma soprattutto il governo nazionale dica quali intenzioni ha davvero sulla Basilicata. Prima di offrire nuovo lavoro, – afferma Lacorazza – si garantisca e si dia qualità a quello che c’è a partire dai cambi di appalto e dalle condizioni contrattuali dei lavoratori. Si aiutino le imprese a crescere dando margini ed opportunità migliori. Si dia centralità al territorio e a coloro che hanno responsabilità istituzionali”.
“Il dialogo con i lucani – conclude Lacorazza – si è incrinato non per responsabilità delle ottuse posizioni della comunità regionale ma per come anche la sicurezza degli impianti e la gestione degli stessi è stata fatta.
Giannino Romaniello (Gruppo Misto)
Di “inaccettabili ricatti” da parte di De Scalzi parla Giannino Romaniello consigliere regionale del Gruppo Misto.
“Parole inaccettabili nel metodo e nel merito e che non tengono in alcun conto della ormai chiara avversione dei lucani alle estrazioni petrolifere. Inaccettabile l’esplicito ricatto con cui Descalzi indica, come condizione essenziale per la realizzazione di ipotetici e cospicui investimenti in Val d’Agri, tutti da verificare, la cessazione di qualunque tipo di contrasto alle estrazioni”.
“Ribadiamo – continua Romaniello – ancora una volta che la difesa del territorio e la salvaguardia della salute del lucani non può essere merce di scambio e non può essere barattata con promesse di investimenti che, per altro, in questi anni non ci sono stati”.
Gianni Leggieri (M5S)
“Per Eni rappresentiamo solamente un territorio da sfruttare e un popolo da ammansire e circuire con promesse di investimenti faraonici e creazione di migliaia di posti di lavoro. Tutto ciò – prosegue Leggieri -dimenticando i danni ambientali e alla salute causati in questi anni dalle estrazioni petrolifere, gli incidenti avvenuti al Cova di Viggiano, il possibile inquinamento del lago del Pertusillo e delle falde acquifere”.
“Descalzi e il governo italiano – afferma Leggieri – non hanno ancora compreso che noi lucani non ci faremo comprare e non baratteremo la nostra salute in cambio di promesse e falso sviluppo”
Gianni Rosa (Capo gruppo Lb-FdI)
“Si alzano gli scudi delle lobbies petrolifere, dopo i vertici di Confindustria Basilicata, ci mancava solo l’amministratore delegato di Eni. Sembrano parole di ricatto quelle di Descalzi: con le solite promesse, mai mantenute, di soldi e posti di lavoro vogliono comprare il ‘consenso’ dei lucani. Si lamenta degli attacchi continui, facendo la vittima. Ma non dice perché i lucani protestano e si lamentano”.
Evidentemente – prosegue Gianni Rosa – non gli fa comodo ricordare che i suoi impiegati sono invischiati mani e piedi nell’inchiesta petrolgate. Che i dipendenti Eni lucani sono pochissimi rispetto a quelli di fuori regione. Che, a parte le royalties, mal spese, dovute per legge e non per la benevolenza dell’impresa petrolifera, la risorsa petrolio non ha portato nulla in termini di sviluppo”.
Segretari Generali di Cgil Cisl e Uil di Basilicata Summa, Falotico e Vaccaro
“Le recenti dichiarazioni di Descalzi non fanno altro che procurare ulteriore diffidenza. Subordinare potenziali investimenti in Basilicata ad un “patto di non belligeranza” con la popolazione locale non è certo – sostengono i segretari regionali di Cgil Cisl Uil – la strada da perseguire in una terra che, nel corso della sua storia più significativa, come nelle giornate di Scanzano ha saputo rifiutare, con il miglior protagonismo civile e sindacale, ogni forma di lusinga preordinata ed imposta.
Probabilmente a De Scalzi mancano le informazioni del come l’Eni ha gestito e sta gestendo l’attività estrattiva in Basilicata. Le contestazioni mosse dalla magistratura di Potenza sui comportamenti assunti dai dirigenti Eni e l’ultimo incidente che ha portato allo sversamento di greggio dai serbatoi del Cova dovrebbero quantomeno consigliare – aggiungono Summa, Fallotico e Vaccaro – di utilizzare argomentazioni sobrie e di maggiore prudenza. Fatti preoccupanti che stridono con le ripetute affermazioni dell’Eni che assicura che l’attività estrattiva si svolge con le migliori tecnologie e nel pieno rispetto dell’ambiente.
Non sono, dunque, i lucani a non essere aperti al dialogo, ma è la loro legittima pretesa alla conoscenza scientifica dei dati di contesto ambientale, sanitario perfino occupazionale e produttivo ed alla loro trasparente diffusione a motivare sempre più diffidenza nei confronti di Eni”.