Spesso accade che la realtà superi la fantasia. In questo caso, il buongusto. Ci riferiamo all’elezione a presidente dell’Assemblea regionale del Volontariato di Rocco De Asmundis (nella foto di copertina) che, nonostante fosse stato espulso dall’Avis, continua non solo a mantenere scorrettamente e illegalmente il ruolo di presidente regionale, ma ora viene anche “premiato” con la sua elezione a presidente dell’assemblea regionale delle associazioni di volontariato.
Non possiamo credere che i partecipanti all’assemblea (ad onor del vero, appena 17 in rappresentanza di 670 associazioni – n.d.r.) che ha eletto De Asmundis non fossero a conoscenza della imbarazzante e spiacevole situazione che da qualche anno si è creata nell’Avis regionale proprio a seguito del comportamento degli attuali dirigenti, De Asmundis in primis.
Semmai qualcuno l’avesse dimenticato o non ne fosse informato (ovviamente, è un eufemismo) ricordiamo ancora una volta cosa è accaduto in questi ultimi anni e perchè è ancor più sconcertante quanto accaduto.
L’assemblea straordinaria dell’Avis Comunale di Potenza il 22 luglio del 2015 deliberò l’espulsione da socio di Rocco De Asmundis, confermando analoga decisione adottata il 18.3.2015 dal consiglio direttivo sezionale.
La decisione, in seguito alla quale un socio espulso non fa più parte dell’associazione, fu adottata in considerazioni di irregolarità amministrative, sulle quali, nonostante i vari solleciti, non si sono avuti mai sufficienti chiarimenti da parte dei dirigenti regionali dell’Avis.
La delibera assembleare, come prevede il Codice Civile, può essere impugnata soltanto davanti al magistrato ordinario entro sei mesi. Questo non è stato fatto, ragion per cui l’espulsione di De Asmundis da socio e quindi da presidente dell’Avis rimane tuttora valida.
Il Collegio dei Probiviri, il 20 luglio del 2016 (dopo oltre un anno!!!) tentò di riabilitare De Asmundis con un provvedimento pilatesco, dichiarando “nullo il provvedimento del 18 marzo 2015 del Consiglio Direttivo dell’Avis Comunale di Potenza”, dimenticando, temiamo volutamente, che – come dicevamo poc’anzi – l’assemblea straordinaria aveva subito dopo confermato il provvedimento, decisione che non è stata, ripetiamo, mai impugnata e pertanto rimane tuttora valida.
Ma l’interessato, De Asmundis, in maniera irrispettosa, non solo nei confronti degli avisini ma, ora con la sua nomina, dell’intero mondo del volontariato, non si è dimesso. Anzi: ha continuato a presentarsi come presidente, tentanto di avvalorare una situazione interna all’Avis di Basilicata niente affatto problematica.
Diciamo “ha tentato” perchè ha potuto convincere solo chi non conosce i fatti e temiamo anche i partecipanti all’assemblea per l’elezione del presidente dei rappresentanti del volontariato di Basilicata. Che questi ultimi non sapessero, torniamo a ribadirlo, ci sembra strano. Ma è la cronaca di questi giorni.
Che qualcuno sfacciatamente si proponga ora a rappresentare il mondo del volontariato, facendo finta che nulla sia accaduto e che tutto vada bene Madama la Marchese è un’ennesima offesa a questa grossa fetta di società civile (il volontariato, appunto) e soprattutto agli iscritti all’Avis.
Torniamo a denunciare ancora una volta una situazione estremamente grave che investe l’Avis di Basilicata, sulla quale continuiamo a registrare un imbarazzante silenzio dei dirigenti nazionali dell’associazione che probabilmente sperano di far decantare con questo loro atteggiamento la situazione. Ovviamente è un atteggiamento per noi incomprensibile ed altrettanto irriguardoso nei confronti degli iscritti.
Da parte nostra, siamo in attesa che la magistratura si pronunci su alcune denunce presentate, sulla base di un voluminoso dossier in suo possesso, al netto del provvedimento di archiviazione adottato dal P.M. Daniela Pannone l 20 gennaio 2016, relativamente, nello specifico, esclusivamente all’elargizione di un contributo da parte dell’Avis regionale ad una società di pallavolo, denunciato dal presidente dell’Avis di Potenza, Nicola Stigliani.
Il magistrato non ha ravvisato “nessun profilo di rilievo penale”, sebbene “residua la possibilità – si legge testualmente nel provvedimento – di esercitare un’azione di responsabilità nei confronti dei soci”. Cioè a dire: delle irregolarità potrebbero essere state commesse.