“Troppo poche e troppo poco chiare le battute sulla questione petrolio del Presidente dl Consiglio dei Ministri Matteo Renzi a Matera (nella foto) per la firma del Patto per la Basilicata” E’ quanto sostiene in una nota Legambiente che contesta al premier i dati forniti in una intervista al Tgr circa il monitoraggio che sarebbe stato fatto sui livelli di sicurezza per ambiente e salute.
L’associazione ambientalista ricorda che proprio la carenza di controlli è stata contestata dalla Commissione Bicamerale sui rifiuti in una recente visita in Basilicata.
Da Renzi Legambiente – si sostiene nella nota – avrebbe voluto rassicurazioni sul ripristino in Val d’Agri e nella Valle del Sauro di una situazione di legalità e trasparenza degna di uno stato civile e certezze sul percorso di riforma delle Arpa ora in discussione in parlamento.
Dovremmo ricordare a Renzi – prosegue Legambiente – che, nella Strategia energetica nazionale, il governo nazionale da un lato dichiara di voler raggiungere e superare gli obiettivi dettati dal Pacchetto UE Clima-Energia 2020 e nel percorso verso la de-carbonizzazione, dall’altro dedica uno dei pilastri proprio allo “Sviluppo sostenibile degli idrocarburi”, prevedendo un progressivo aumento delle produzioni nazionali fino a raggiungere nel 2020 i livelli degli anni ’90. Un evidente controsenso che spinge verso un settore destinato ad esaurirsi in pochi anni perché è da tempo noto che il nostro petrolio è poco e di scarsa qualità.
Non solo. Gli va ricordato, ancora, che l’ingente flusso di denaro, anzitutto per l’Eni, e poi per lo Stato Italiano, la Regione Basilicata e i Comuni interessati finora non ha portato a quello sviluppo del territorio auspicato. Eni quantifica il gettito totale di royalties versate nelle casse della Regione e dei Comuni interessati dal 1998 al 2015 in oltre 935 milioni di euro. Di questi quasi 100 milioni sono stati versati ai Comuni interessati dalla concessione Val d’Agri (Calvello, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Montemurro e Viggiano, che ha ricevuto 70milioni di euro).
E poi – conclude la nota – l’ombra delle illegalità ambientali, che non è certo notizia di oggi.