La più “nobile missione del giornalismo è quella di dar voce a chi non l’ha, perché la credibilità si fonda sull’integrità, l’affidabilità, l’onestà e la coerenza del giornalista”.
Lo ha detto il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, intervenendo a Matera al XIX congresso nazionale dell’Ucsi (l’unione cattolica stampa italiana) che si conclude oggi a Matera.
“Per la cura della democrazia una buona informazione può fare molto: serve a creare – ha detto il Porporato – luoghi per ascoltarsi e garantire il pluralismo. Un’informazione libera da interessi parziali ha il compito di costruire giorno dopo giorno sentieri di integrazione”. Di qui la richiesta di approfondire gli aspetti antropologici del giornalismo, la definizione di “servizio pubblico”, il rapporto tra democrazia e comunicazione”.

Il cardinale Parolin ha quindi citato gli insegnamenti di Benedetto XVI e Papa Francesco sulla comunicazione al tempo dei social network ed ha affermato che “nell’era del web il compito del giornalista non è più arrivare primo ma arrivare meglio”. Ed ha soggiunto che “nella comunicazione prima di portare un’idea, si è chiamati a comunicare se stessi”. Il porporato ha dunque rammentato il “ruolo sociale” che l’Ucsi ha svolto nella sua storia basandosi sempre “sui principi di laicità e di cittadinanza” e portando avanti “come laici impegnati soprattutto in testate laiche, il dialogo Chiesa-mondo voluto dal Concilio Vaticano II”.

All’informazione al tempo del web ha fatto riferimento anche il Presidente della Giunta Regionale, Marcello Pittella, portando il saluto ai partecipanti al congresso.
“Per recuperare la fiducia fra cittadini e istituzioni è necessario che ciascuno faccia la propria parte, noi mettendo in campo buone pratiche, i giornalisti abbandonando i richiami della leggerezza e approfondendo le notizie. Un compito molto difficile – ha detto – in un tempo dove la informazione viaggia molto velocemente ma che vale la pena di affrontare se vogliamo scrivere una bella pagina nel libro della storia lunghissima e bellissima della nostra regione, del nostro Paese”.
Nella giornata di ieri, i partecipanti al congresso dell’Ucsi si sono confrontati su un tema di stretta attualità “Le sfide del giornalismo ai tempi di Francesco”.
Ne hanno parlato in un convegno, svoltosi a Palazzo Lanfranchi, i direttori della Tgr Rai, Vincenzo Morgante, di “Avvenire” Mario Tarquinio, Michele Partipilo dell’Ordine dei Giornalisti, Vania De Luca, vaticanista di Rai News 24, padre Francesco Ochetta, scrittore di “Civiltà Cattolica”, Nino Rizzo Nervo, direttore delCentro Italiano di Studi Superioriper la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo. Ha coordinato il presidente nazionale dell’Ucsi, Andrea Melodia.
Tutti hanno ribadito l’esigenza che il giornalista metta al centro la persona, soprattutto chi non ha voce, “evitando di confondere – ha detto Morgante – la buona notizia, che va sdoganata dalla periferia, dalla notizia leggera”.
“Nell’era di Papa Francesco l’informazione si riempie di notizie che giungono dalla periferia ma che spesso vengono ignorate” ha affermato il direttore di “Avvenire”, Mario Tarquinio, il quale ha espresso la propria delusione perchè sui giornali nazionali e locali non fosse stata pubblicata la notizia della morte delle quattro suore nello Yemen.
“Sono delle martiri. Mi hanno raccontato che avevano già ricevuto delle minacce eppure hanno preferito restare a costo della vita» ha detto su quanto accaduto, il Cardinale Parolin, uscendo da Palazzo Lanfranchi a Matera, dove aveva partecipato al congresso dell’Ucsi, che si concluderà oggi con l’elezione degli organismi nazionali, al quale ha portato il saluto di Matera il sindaco Raffaello De Ruggieri.

“Le doti della nostra città sono le stesse che voi portate nelle vostre azioni professionali. La nostra storia – ha detto De Ruggieri rivolgendosi ai congressisti – dimostra quanto sia stato difficile trasformare la perdizione in orgoglio, rompere i silenzi della pudicizia e della miserabilità in appartenenza. Ecco il valore sociale di una comunità che ha realizzato la propria resurrezione; per questo non è stata una scoperta, quindi, che Matera sia diventata Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1993 e Capitale europea della Cultura per il 2019”.