A tal proposito Giuliano sostiene che “nessuno può minimizzare questo evento, non solo tragico per le conseguenze, quanto inammissibile per una societá a misura d’uomo che ci sforziamo di costruire”.
“Tutto da attribuire al caso, alle circostanze ‘favorevoli’ o c’è piuttosto da mettere sotto accusa certa superficialità che coincide con molte lacune, sotto il profilo organizzativo e non solo?”, continua il Garante.
“Dei minori in questi centri estivi si occupano anche i privati. Ci sono intanto realtá importanti come le strutture religiose quali i Salesiani, l’Azione cattolica ragazzi, gli Scouts, la Croce Rosa e altre. Ci sono comuni che organizzano centri estivi, non sempre in linea con le attese. In alcuni casi ci accorgiamo che c’è qualche improvvisazione di troppo. Gli operatori privati mettono su delle strutture per realizzare degli utili. Non generalizzo, sia ben chiaro. Ma l’attenzione che deve essere dedicata al mondo dei minori ritengo debba essere davvero massima, se si vogliono ottenere dei risultati apprezzabili. A questo punto il discorso non può non investire il mondo delle Comunitá educative che rappresentano un punto cardine nel discorso sull’attenzione riservata ai giovani e giovanissimi, soprattutto a quelli che non hanno la fortuna di vivere in una famiglia come tanti altri. Le comunitá quali compiti hanno, quali finalità perseguono e soprattutto in che modo corrispondono al bisogno dei ragazzi di essere compresi e ascoltati?”
“Problemi del nostro tempo che in Basilicata esistono e forse sono finanche ingigantiti da tanti fattori – continua Giuliano – Sono 34 le comunitá educative che ospitano in tutta la regione ragazzi di varia provenienza e con problematiche differenti. Le comunitá educative risentono inevitabilmente di una situazione di incertezza, quantomeno, dovuta all’assenza di una legge regionale che dovrebbe disciplinare il settore, ma non solo dal punto di vista organizzativo e burocratico, quanto sotto il profilo di una capacità di ascoltare i giovani, in base ai loro bisogni”.
“Vi è una norma generale che dá risposte generiche; manca una piattaforma comune tra i servizi che prendono in carico i minori con un necessario coordinamento – conclude il garante – Per fare in modo che le comunitá siano efficienti, bisogna superare appunto quella soglia di genericitá. Le comunitá oggi accolgono tutti, e non si caratterizzano per quella specificità necessaria. Non esiste una corrispondenza tra l’attività realmente svolta e la domanda degli ospiti, diciamo pure. Manca un progetto specifico, magari largamente condiviso, perchè si possano avere delle comunità davvero a misura dei minori.”